La politica francese è nel caos. Nel tardo pomeriggio del 2 dicembre Marine Le Pen, del Rassemblement National, e Jean-Luc Mélenchon, leader de La France Insoumise, si sono detti pronti a votare la sfiducia al governo guidato da Michel Barnier. Entro due giorni il verdetto finale dell’assemblea nazionale che con ogni probabilità accetterà la mozione presentata da Le Pen e Mélenchon. In totale sono 332 i voti a sfavore di Barnier, la soglia per bocciare l’esecutivo è di 289. Infatti Barnier ora non ha contro solo la coalizione di sinistra del Nouveau Front Populaire, composta da ecologisti, comunisti, socialisti e insoumis, ma anche il blocco nazionalista del Rassemblement National e degli ex gollisti. Il movente sembra la crisi sulla legge finanziaria.
Barnier e la legge di bilancio
Michel Barnier, classe 1951, è il primo ministro francese dall’inizio di settembre 2024. Il 9 giugno il presidente francese Emmanuel Macron aveva deciso lo scioglimento dell’assemblea nazionale, lanciando la Francia in una crisi politica che pare irrisolvibile. Macron pensava di rimediare con le elezioni anticipate che hanno indicato proprio Barnier come prediletto.
Ma l’attuale governo non ha mai avuto una reale maggioranza, con un parlamento diviso praticamente in tre blocchi: sinistra, centro-destra e sovranisti. Il crollo di Barnier implica anche il crollo dell’attuale presidente Macron che, proprio in questi giorni, si trova in Arabia Saudita per discutere le forniture di armi in Medio Oriente.
A tutto questo si aggiunge la crisi finanziaria. Infatti, Barnier è accusato di non avere fatto abbastanza per risolvere i problemi intorno alla legge di bilancio, in particolare sulle pensioni.
Proprio questo fattore ha scatenato Le Pen che ha fatto scattare la mozione di sfiducia. La crisi governativa non fa altro che aggravare la situazione finanziaria della Francia. Alla comunicazione della possibile sfiducia lo spread è praticamente esploso ed è complicatissimo per il governo finanziare il proprio debito ora.
Le possibilità
A questo punto le opzioni sono tre. La prima è quella di creare una grande coalizione di centro-destra, composta dai principali partiti e con la collaborazione anche dei socialisti. La seconda possibilità sarebbe l’immediato scioglimento dell’assemblea, questo implicherebbe la chiamata alle urne. Considerando che le ultime elezioni sono state meno di un anno fa è considerata un’opzione drastica. La terza via, che è anche quella richiesta a gran voce sia da Le Pen sia da Mélenchon, sono le dimissioni dello stesso Macron.
Le elezioni presidenziali sono previste per il 2027 e il presidente non ha mai preso in considerazione l’ipotesi di anticiparle. Ma tutti auspicano per questa scelta. Infatti, un sondaggio Csa del 29 novembre ha indicato che il 63% dei cittadini francesi vorrebbero le dimissioni del presidente Macron.