Londra. Dopo le parole forti “sull’immunità di gregge”, il governo britannico sembra intraprendere un cambio di rotta.
Il Premier Boris Johnson annuncia nuove misure restrittive e nel corso di una conferenza stampa a Downing Street invita la popolazione a stare a casa, ad evitare viaggi e contatti sociali non essenziali, limitando al massimo gli spostamenti.
Inoltre, annuncia lo stop a pub, cinema e teatri. Le scuole rimangono ancora aperte, nonostante il parere contrario dell’organizzazione mondiale della sanità. Per chi ha sintomi influenzali o malati in casa vi è il divieto di uscire per due settimane, per gli ultrasettantenni l’autoisolamento per tre mesi.
Un cambio di rotta obbligato
Provvedimenti in linea con quelli scelti dall’Italia e, successivamente, da altri Paesi europei, che sanciscono un cambio di strategia nella lotta alla diffusione del Covid -19. Il Premier britannico Boris Johnson inizia a fare i conti con la realtà, definendo queste misure “urgenti e draconiane, mai tanto gravi in tempo di pace”.
La diffusione del contagio aumenta con una rapidità impressionante, la sola Londra vanta il triste primato della metà dei contagiati di tutto il Regno Unito. I numeri parlano di 171 pazienti, più di 1.553 contagiati e almeno 40 decessi.
Misure poco omogenee
Sembrava impossibile bloccare una città come Londra e tutto ciò che ne comporta, la chiusura dei suoi teatri, i cinema, i musei e i suoi autobus a due piani affollati, tuttavia, oggi 17 marzo, i mezzi di trasporto della capitale erano semivuoti.
Si tratta però sempre di raccomandazioni e non divieti: stiamo parlando di misure restrittive che, se non rispettate, non prevedono alcun tipo di sanzione; inoltre, se adottate in maniera eterogenea dai britannici, non arresteranno l’avanzata del virus.
Invero, alcune scuole sono rimaste aperte, altre hanno preferito la chiusura; così come le catene dei cinema, non tutte hanno optato per l’interruzione. Tutto lascia intravedere che si passi al livello successivo dell’emergenza, come accaduto in Francia e in Italia. Gli inglesi, inizialmente scettici, si stanno rendendo conto dell’alta pericolosità del Covid-19 e ricorrono ai ripari.
Per gli esperti britannici “il cambio di passo è arrivato al momento giusto”. Restano i problemi legati alla mancanza di medici e di attrezzature idonee a fronteggiare il virus – secondo quanto riportato da Tgcom 24, il Regno Unito può contare solo su 5mila respiratori artificiali per la terapia intensiva –, e le affermazioni “sull’immunità di gregge”di Sir Patrick Vallance, una delle due massime autorità mediche del governo di Boris Johnson, attendono ancora una smentita.