
Il giudice della Corte Penale Internazionale, Karim Khan, stava preparando un mandato d’arresto per i ministri israeliani di estrema destra Bezalel Smotrich (Finanze) e Itamar Ben Gvir (Sicurezza Nazionale), prima di autosospendersi in seguito a un’indagine per molestie sessuali. Lo rivela in esclusiva il Wall Street Journal.
Le indagini
L’inchiesta si concentra sul ruolo dei due ministri nell’espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Secondo gli inquirenti, Smotrich e Ben Gvir avrebbero promosso e facilitato la costruzione di nuovi insediamenti, in violazione del diritto internazionale. Il riferimento della Corte è alla Convenzione di Ginevra, che vieta espressamente il trasferimento della popolazione civile nei territori occupati con la forza.
Israele contesta questa interpretazione, sostenendo che la Cisgiordania non possa essere considerata territorio occupato, poiché non apparteneva a nessuno Stato sovrano al momento dell’occupazione da parte dell’esercito israeliano durante la Guerra dei Sei Giorni del 1967.
La prosecuzione del procedimento è ora nelle mani dei procuratori supplenti Shamin Khan e Mandiaye Niang. Tuttavia, l’assenza di una figura alla guida dell’Ufficio potrebbe rallentare o ostacolare l’emissione dei mandati. Khan si è infatti autosospeso dopo essere stato accusato di molestie sessuali da un’avvocata malese della Corte, accusa attualmente oggetto di un’indagine interna.
Il magistrato ha respinto con forza ogni addebito, parlando di una campagna di pressione legata alla sua attività giudiziaria, in particolare ai mandati emessi nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu, del ministro della Difesa Yoav Gallant, del presidente russo Vladimir Putin e di tre leader di Hamas.
Se il mandato contro Smotrich e Ben Gvir dovesse essere formalizzato, lo scontro tra Israele e la Corte Penale Internazionale si estenderebbe anche alla Cisgiordania, aggravando un contenzioso già acceso sul fronte di Gaza.
Nessun commento ufficiale, al momento, da parte dei due ministri israeliani coinvolti. La Corte, invece, ha diffuso una dichiarazione formale: «L’Ufficio non può fornire commenti su questioni relative alle indagini in corso né su eventuali accuse specifiche che potrebbero sorgere in relazione alle situazioni trattate. Questo approccio è essenziale per tutelare l’integrità delle indagini e garantire la sicurezza delle vittime, dei testimoni e di tutti coloro con cui l’Ufficio interagisce».