Seul vive una notte di caos a seguito della proclamazione della legge marziale d’emergenza da parte del presidente conservatore Yoon Suk-yeol. Una confusione pericolosa che frena uno dei paesi più dinamici ed economicamente attivi al mondo, risvegliando fantasmi del passato.
La dichiarazione della legge marziale
L’annuncio viene dato in televisione nella tarda serata della giornata di ieri. “Proclamo lo stato di emergenza per sradicare le forze pro-Nord Corea e proteggere l’ordine costituzionale della libertà”. Le parole del presidente Yoon si scagliano contro l’opposizione accusata di aver preso in ostaggio il paese e di cospirare con il nemico del nord Pyongyan.
Dichiarazioni volte a nascondere i reali motivi alla base dell’azione: sondaggi che mostrano una caduta di consensi e ostruzionismo sulla legge di bilancio. Il partito democratico all’opposizione ha infatti una maggioranza parlamentare schiacciante e ha ridotto notevolmente i finanziamenti all’ufficio del presidente e alla procura nazionale.
La resistenza dell’opposizione e dei cittadini
La mossa di Yoon coglie tutti di sorpresa. Dalla cerchia di collaboratori più stretti del presidente al grande alleato americano. Gli Stati Uniti affermano infatti di non essere stati avvisati in anticipo. L’effetto della legge marziale è istantaneo: chiusa l’Assemblea Nazionale della capitale, vietate le manifestazioni e media posti sotto il controllo del comando della legge marziale. Lee Jea-myung, leader dell’opposizione, reagisce e esorta i cittadini a occupare le strade.
Con un gruppo di 190 parlamentari (sui 300 totali) Lee riesce ad entrare nell’aula dell’Assemblea, sfondando le barricate. Le strade si riempiono di manifestanti che marciano verso il Parlamento gridando “Yoon dittatore” e “Arrestate Yoon Suk Yeol”. Mentre i cittadini si scontrano con le forze dell’ordine, i militari cercano di entrare nell’aula dove si sono riuniti i parlamentari per impedire il voto sulla richiesta di revoca della legge marziale.
La resa di Yoon e la revoca della legge marziale
I partiti sono compatti nel giudicare l’azione di Yoon e votano all’unanimità per la revoca. Secondo la Costituzione della Corea del Sud il presidente è tenuto a rispettare le decisioni dell’assemblea. Mentre i soldati iniziano a ritirarsi, Yoon Suk Yeol rompe il silenzio e alle 4:30 locali (20:30 di martedì in Italia) accoglie la richiesta dei parlamentari e revoca la legge dopo neanche sei ore dalla sua emanazione. Sei partiti di opposizione hanno deposto la mozione di impeachment. Anche rappresentanti del partito dello stesso presidente, il People Power Party, sono contrari all’azione di Yoon, isolando sempre di più il presidente. Si ritiene che una votazione sarà possibile già entro la fine della settimana.
Da Washington arrivano preoccupazioni per l’apertura di un terzo fronte di tensioni in Asia, che si aggiungerebbe a Taiwan e Russia-Ucraina. Il ministro degli esteri Tajani intima la Corea del Nord a non approfittare in alcun modo della situazione, mentre la NATO continua a monitorare gli sviluppi, afferma il segretario generale Mark Rutte.
A cura di Martina Testoni