Chiusa la Cop29, attacchi alla bozza del documento finale e l’obbligata revisione

Tra grandi disertori e interventi di lobby e multinazionali si chiude il 22 novembre la Cop29. La zona blu dello stadio di Baku serra le porte alla conferenza sul clima organizzata dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite. La capitale dell’Azerbaijan che ha accolto la Cop29 dall’11 al 22 novembre è stata infuocata fin dal principio a causa della mancanza dei leader mondiali, che si è fatta sentire più delle presenze. A causa della scelta di Baku, città nata e fondata sul petrolio. A causa della frase «Il petrolio è un dono di Dio», del presidente azero Ilham Aliyev. Ma la verità è che la conferenza sul clima rischia di concludersi ancora peggio, perché la bozza del documento finale esposta ieri mattina scontenta sia i presenti sia gli assenti. E la presidenza della Cop29 mette le mani avanti, dicendo che dopo una revisione il testo finale verrà consegnato ai delegati questa sera.

La bozza del documento

In un messaggio ai delegati la presidenza della Cop29 afferma che diffonderanno i testi revisionati in serata. La bozza attualmente presenta tre nodi: la cifra del fondo, il meccanismo da adottare e la formula per accedere alle risorse. Nel paragrafo 22 compare il punto più atteso, la decisione di creare il Ncqg (New Collective Quantified Goal), ovvero un nuovo obiettivo quantificato collettivo al fine di stanziare i capitali necessari per far fronte alla risoluzione dei problemi climatici.

I Paesi emergenti chiedono che dal 2025 i finanziamenti salgano oltre il trilione e 300 milioni di dollari. Tuttavia nella bozza manca una cifra precisa concordata dai vari Paesi. Il meccanismo dei finanziamenti dovrà essere o sottoforma di grant, sovvenzioni statali a fondo perduto, o come prestiti a tassi agevolati. Il punto che delude di più è la mancata introduzione del Global stockstage nel Programma di lavoro sulla mitigazione (Mwp), un limite allo sfruttamento di risorse fossili delineato nella precedente Cop28.

Le reazioni internazionali

Trivelle e petrolio sono ancora lì, a pochi chilometri dallo stadio Olimpico di Baku e si scaldano i toni dell’opinione pubblica internazionale. A sconcertare è proprio la bozza del documento. Per Wopke Hoekstra, commissario europeo per l’Energia, il testo è «Inaccettabile». Nonostante il disertamento dell’uscente presidente degli Stati Uniti Joe Biden, gli USA si dicono «Assolutamente preoccupati dallo squilibrio del testo», come ha riportato RaiNews.

Poi c’è anche chi ha rifiutato categoricamente il documento. In primis la Cina, che è tra l’altro uno dei paesi più inquinanti del mondo. Il delegato di Pechino ai negoziati, Xia Yingxian, ha detto che «Il testo contiene parti inaccettabili e bisogna incontrarsi a metà strada». Sembra evidente che l’Impero di Mezzo dica no al contributo degli aiuti finanziari per i paesi in via di sviluppo. E non è l’unica. Perché da parte sua il gruppo arabo sostiene che non firmerà alcun documento a sfavore dei combustibili fossili.

Anche l’Italia ha dato un commento su questa Cop29, sostenendo che si stia «Negoziando sul nulla». Ed è quindi intervenuto il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che ha chiesto di ammorbidire le parti e di cercare dei compromessi. E forse è per questo che i delegati potrebbero chiedere una proroga sulle trattative fino a sabato 23 novembre.

Francesca Neri

Laurea triennale in Storia Contemporanea all'Università di Bologna. Laurea Magistrale in Scienze Storiche e Orientalistiche all'Università di Bologna, con Master di I Livello in African Studies all'Università Dalarna.

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