Lo scorso dicembre il Vaticano ha annunciato di aver accordato ai suoi vescovi e sacerdoti il permesso di impartire benedizioni religiose alle coppie omosessuali. Un momento spartiacque nella storia della Chiesa cattolica. Che però, oggi, rischia di bloccare la crescita del cattolicesimo nel continente al momento più strategico: l’Africa.
L’allarme delle diocesi
«C’è molto fermento in tantissime diocesi africane». Così John Oballa, vescovo della Diocesi di Ngong in Kenya, in un’intervista al New York Times. Il timore dei porporati locali è che, in un’area dove il cristianesimo sta crescendo rapidamente e la competizione tra le diverse Chiese è alta, le benedizioni alle coppie omosessuali potrebbero avere effetti negativi.
«Una donna – continua monsignor Oballa – mi ha scritto dicendomi che un suo amico voleva chiarimenti, altrimenti sarebbe passato alla Chiesa Metodista». La cultura di molti Paesi africani non accetta l’idea dell’omosessualità e vede, nel cattolicesimo, un argine al fenomeno. Dunque i vari vescovi stanno prendendo provvedimenti, segnalando ai sacerdoti di benedire solo coppie che «chiedano l’aiuto di Dio per smettere di peccare di sodomia».
Un continente centrale
L’interesse delle Chiese nell’Africa è molto alto. Nel 2021 oltre metà dei 16,2 milioni di nuovi cattolici nel mondo venivano dal continente africano. Su 1,3 miliardi di fedeli globali, 236 milioni vengono da lì. Insomma, lo scacchiere è molto importante non solo per il Vaticano ma anche per le altre confessioni, in particolare Metodisti e Ortodossi.
Proprio per cercare di aggirare il problema, la Santa Sede ha annunciato nella prima settimana di gennaio che le diocesi sono libere di attuare deroghe al regolamento «sulla base della cultura locale». Ma ha anche dichiarato i porporati titubanti dovrebbero «prendersi un esteso periodo di riflessione pastorale» per comprendere il perché della decisione del Vaticano. Il messaggio è dunque chiaro: la decisione di Papa Francesco è adattabile ai contesti locali, ma la sostanza resta uguale per tutti.