Caso Diddy, per i federali avrebbe «provato a manipolare i testimoni prima del suo processo»

Sean Diddy Combs

Tre mesi fa il mondo della musica, e in generale quello di Hollywood, è stato scosso dall’arresto del produttore musicale e rapper Sean Combs, conosciuto anche come P Diddy, un caso che sembra ripercorrere la scia del movimento MeToo.

Dal 16 settembre scorso Combs si trova infatti nel carcere federale di New York con le accuse di stupro, violenza, favoreggiamento alla prostituzione e traffico sessuale. Di giorno in giorno il caso sembra diventare sempre più solido. Quasi ogni settimana vengono infatti depositate nuove accuse a carico del rapper.

Il 5 maggio 2025 si darà il via al processo e fino ad allora Combs dovrà rimanere in carcere. La richiesta di uscita su cauzione è stata infatti respinta più volte e da più giudici nonostante l’imputato abbia offerto 50 milioni di dollari.

Nelle ultime ore sarebbe stata depositata una nuova mozione nei confronti di Diddy. Il rapper avrebbe «pagato i detenuti in carcere» per usare le loro telefonate e «manipolare le testimonianze o ostruire le indagini».

«Sean Combs ha provato a ostruire le indagini»

Dal 16 settembre, quasi ogni settimana, continuano ad arrivare aggiornamenti sul caso di Sean Combs. Solo nelle ultime ore la Corte Federale di Manhattan ha presentato nuove accuse contro il rapper. Secondo quanto riportato, Combs starebbe provando a influenzare l’opinione pubblica prima dell’inizio del suo processo a maggio 2025. Il rapper avrebbe pagato altri detenuti per ottenere le loro telefonate «nel tentativo di manipolare le testimonianze e contaminare la potenziale giuria nel suo caso». Nella relazione i federali hanno anche spiegato che Combs avrebbe ripetutamente chiesto ai propri familiari di contattare le presunte vittime che lo hanno accusato e i testimoni del processo. «L’imputato ha dimostrato ripetutamente, anche durante la custodia, che infrangerà palesemente e ripetutamente le regole per influenzare in modo improprio l’esito del suo caso. L’imputato ha dimostrato, in altre parole, che non ci si può fidare che rispetti le regole o le condizioni», si legge nella relazione.

Come mai Sean Combs si trova in carcere

Da ormai tre mesi Sean Combs si trova nel Metropolitan Detention Center di Brooklyn. Il produttore della Bad Boy Records è accusato di stupro, violenza, favoreggiamento alla prostituzione e traffico sessuale. Sulla sua testa al momento pendono un numero davvero preoccupante di accuse, si parlerebbe di circa 30 presunte vittime, un numero apparentemente destinato a salire. Settimane fa l’avvocato Tony Buzbee aveva infatti annunciato di aver ricevuto oltre 3000 telefonate da presunte vittime del rapper e di averne prese in carico 120 – 60 uomini e 60 donne –, molte delle quali, all’epoca dei fatti sarebbero state minorenni.

Secondo quanto riportato dagli accusatori, la maggior parte delle violenze si sarebbe consumata durante i celebri White Party organizzati dal rapper nelle sue ville di Miami e New York. Le celebri feste sarebbero state frequentate da molti divi di Hollywood come Leonardo Di Caprio, Beyoncé, Jay Z e molti altri.

Tutte le presunte vittime affermano di essere state drogate e stuprate da Combs e di essere state obbligate a firmare degli accordi di riservatezza molto stringenti.

Chi è Sean Diddy Combs

Rapper, produttore discografico, imprenditore ma anche padre di ben sei figli. Sean John Love Combs conosciuto ai più come P. Diddy, si fa strada della periferia di New York fino ad approdare alle grandi etichette discografiche statunitensi nel fermento degli anni novanta. Dall’animo un po’ “Puff” per via dei suoi sbuffi – dal momento che è spesso arrabbiato- ma anche un po’ “Daddy” per il suo comportamento da Playboy, Diddy diventa ben presto un’icona della cultura hip-pop americana. Dopo aver fondato l’etichetta discografica Bad Boy Records lancia sul mercato numerosi artisti come The Notorius B. I. G. e Mary J. Blige.
Non solo Diddy diventa anche un vero symbol nel panorama industriale grazie al progetto “Sean John” -il suo vero nome- ma anche tramite partnership con diverse case produttrici di alcolici come Diarego e DeLeón.

 

In collaborazione con Matteo Carminati

Elena Betti

Classe 2001, Laureata in Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione all'Università di Pisa

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