La Brexit si farà. «Senza e senza ma», come promesso da Boris Johnson nel suo primo discorso da premier pronunciato sulla soglia di Downing Street.
L’ex ministro degli esteri, eletto con due terzi dei voti martedì 23 luglio, ha anche ipotizzato la remota eventualità di un no deal, ovvero di un’uscita senza accordi con l’UE. Ma per ora il neo primo ministro appare fiducioso di quanto avverrà nelle prossime settimane e, intanto, assicura ai cittadini europei residenti in Gran Bretagna, che potranno restare.
«Ringrazio i cittadini Ue che vivono e lavorano tra noi per il loro contributo e per la loro pazienza – ha dichiarato – e assicuro loro che questo Governo garantirà con certezza assoluta il loro diritto a continuare a vivere qui».
La data limite per gli accordi è stata fissata al 31 ottobre 2019. Da quel momento, qualora non ci fossero accordi, i circa 3 milioni di cittadini europei (di cui 700.000 italiani) che vivono, studiano o lavorano nel regno Unito , dovranno prendere alcuni provvedimenti, come segnalato dal sito stesso del governo britannico che, per l’occasione, ha creato la sezione “Prepare for Brexit”.
«Vogliamo precisare: i cittadini dell’UE sono i nostri amici, i nostri vicini, i nostri colleghi e vogliamo che rimangano tali – si legge in un documento pubblicato dal governo il 6 dicembre, relativo ai diritti dei residenti – I cittadini dell’UE e i loro familiari residenti nel Regno Unito entro il giorno di uscita saranno in grado di rimanere e condurre la loro vita come fanno adesso. Continueranno a lavorare, studiare e ad accedere a benefici e servizi nel Regno Unito, nello stesso modo anche dopo che saremo usciti dall’UE».
Cosa fare in caso di no deal:
– I residenti nel paese da almeno cinque anni dovranno fare richiesta per il Settled status, il permesso di soggiorno definitivo, dimostrando di vivere, lavorare o studiare nel Regno Unito. Potranno, così, continuare a godere di quei i diritti ai quali avevano accesso in precedenza.
– Chi è nel paese da meno tempo, avrà diritto al pre-Settled status, un permesso temporaneo che sarà concesso in attesa di maturare i requisiti necessari per quello permanente.
– Dal 1 gennaio 2021, con l’introduzione del nuovo sistema di immigrazione, ai cittadini dell’UE potrebbe non bastare la carta d’identità nazionale per entrare nel Regno Unito. Questo, come si legge sul sito del governo, andrebbe a semplificare i processi di controllo della frontiera.
– Per chi viaggia regolarmente da e verso il Regno Unito, sarà istituito lo status di “frontier workers”.
«La libera circolazione delle persone, secondo quanto previsto dall’Accordo di recesso, dovrebbe terminare il 31 dicembre 2020 – si legge nel testo riepilogativo pubblicato dalla Camera dei Deputati il 24 luglio scorso – fino tale data dovrebbe essere in vigore l’accordo di transizione, in virtù del quale sarà ancora possibile stabilirsi e lavorare nel Regno Unito senza permessi particolari».
Coloro che arriveranno nel paese dopo l’effettiva uscita dell’Unione saranno sottoposti al nuovo regime migratorio che dovrà essere approvato dal Parlamento britannico.
Per la neo eletta Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, «è prioritario tutelare i diritti dei cittadini e mantenere la pace e la stabilità in Irlanda, nonché possibile appoggiare un’ulteriore proroga della data di recesso, se fosse necessario più tempo per un valido motivo», come da lei dichiarato nel discorso tenuto il 16 luglio 2019 in occasione della sua elezione.
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