Caos politico in Brasile. L’ex presidente di estrema destra Jair Bolsonaro, giovedì 21 novembre, è stato accusato dalla Polizia Federale del Paese di aver tentato un colpo di stato dopo le elezioni del 2022, vinte dall’avversario Luiz Inacio Lula da Silva. L’accusa è stata presentata al giudice della Corte suprema Alexandre de Moraes. Quest’ultimo dovrà decidere se formalizzare la denuncia e aprire il processo all’Alta Corte, richiedere altri accertamenti alla Polizia Federale o archiviare l’indagine.
Il tentato golpe
Bolsonaro è accusato, si legge nel rapporto della Polizia Federale, di «tentata abolizione violenta dello stato di diritto democratico, colpo di stato e associazione criminale». I fatti si riferiscono all’occupazione dell’edificio del parlamento, della Corte suprema e di altri palazzi istituzionali avvenuta l’8 gennaio 2023. Il tutto con lo scopo di fomentare una protesta contro il risultato delle elezioni. Ma Bolsonaro non è l’unico colpevole. L’indagine della Polizia, infatti, incrimina anche altri 37 membri della passata amministrazione. Tra essi figurano il generale Augusto Heleno, ex ministro del gabinetto di Sicurezza nazionale; il generale Walter Braga Netto, ex ministro della Difesa e della Casa Civile; Valdemar da Costa Neto, presidente del partito Liberale (Pl); Alexandre Ramagem, ex direttore dell’Agenzia di Intelligenza brasiliana, l’Abin.
L’operazione della polizia al G20
Ma l’indagine effettuata dalla Polizia Federale ha portato anche al suo intervento durante l’ultima giornata del G20 per un altro colpo, a cui avrebbero partecipato Bolsonaro e alcuni sostenitori il 15 dicembre 2022. L’accusa si riferirebbe a una sommossa per uccidere Lula, il vicepresidente Geraldo Alckmin e il giudice Moraes con un piano ideato da Walter Souza Braga Netto, generale ed ex Capo del Gabinetto. Risultano colpevoli di questo tentato golpe Mário Fernandes, generale dell’esercito ed ex segretario esecutivo della presidenza della Repubblica nel governo di Bolsonaro, un poliziotto federale e tre militari dei Kids Pretos. Quest’ultimo è un corpo delle forze speciali dell’esercito, istituito nel 1956 per svolgere missioni con un alto grado di rischio e segretezza. Il gruppo oggi conta 2500 militari e gestisce, per esempio, attacchi di guerra irregolari, operazioni di intelligence e sabotaggi politici.
I commenti di Lula e Bolsonaro
Le modalità dei tentati omicidi, si legge nel documento della Polizia Federale, avevano «caratteristiche terroristiche» e implicavano uso di armi, bombe e veleni. Di fronte a questa notizia, il presidente Lula ha commentato: «Devo essere ancora più grato ora perché sono vivo. Il tentativo di avvelenare me e Alckmin non ha funzionato. Siamo qui». Ma anche la risposta di Bolsonaro non si è fatta attendere. L’ex presidente ha negato il proprio coinvolgimento nell’assalto e ha affermato di non aver mai tentato un colpo di stato dopo la sconfitta elettorale. Inoltre, ha attaccato Moraes sostenendo che il generale: «È a capo di tutta l’indagine, modifica le dichiarazioni, arresta senza accuse e si fa dare consigli molto creativi. Fa tutto quello che non è previsto dalla legge».
A cura di
Michela De Marchi Giusto