Le elezioni in Nigeria e la vittoria di Bola Tinubu: il pericolo di una storia singola
Chimamanda Ngozi Adichie è tra le più celebri voci del panorama letterario della Nigeria. In un TedTalk del 2009, “The danger of a single story”, la scrittrice africana poneva il problema della narrazione univoca, ossia il fatto che i paesi occidentali mettessero in secondo piano “il resto del mondo”. La Adichie nell’intervento si concentrava sull’Africa, suo continente di origine, “spogliato della dignità” se confuso nel pentolone delle nazioni o addirittura lasciato in disparte.
«Prima di venire negli Stati Uniti, non mi identificavo consciamente come Africana. Negli Stati Uniti, però, ogni volta che si parlava di Africa, le persone chiedevano di me. Non importa che non sapessi niente di posti come la Namibia. Fui costretta ad abbracciare questa nuova identità, e adesso in modi diversi penso a me stessa come Africana» afferma ad un certo punto del TedTalk Adichie. Quando si parla di Africa, noi europei pensiamo che parlare di Lagos o di Città del Cairo sia la stessa cosa, quando ci sono le medesime, se non maggiori, differenze culturali, linguistiche, religiose, sociali che connotano Roma e Dublino.
Il panorama mediatico italiano, per intenderci, si è occupato poco o niente delle elezioni tenutesi in Nigeria lo scorso 25 febbraio. Il Paese è una Repubblica federale, dove il presidente è sia capo di Stato che capo di governo. In Italia, dello stato più popoloso del continente africano negli ultimi anni se ne è parlato per lo più per Victor Osimhen, attaccante e trascinatore del Napoli capolista in campionato. Il 17 ottobre del 2020, nell’allora San Paolo vuoto per la pandemia, l’attaccante nigeriano segnò la sua prima rete in Serie A. Per festeggiare, mostrò una maglietta bianca con un hashtag: “#endpolicebrutalityinnigeria”. Osimhen protestava contro le violenze della polizia nigeriana, in particolare della sezione Sars, la Special Anti-Robbery Squad, accusata da anni di gravi violazioni dei diritti umani nel Paese.
L’ascesa della Nigeria, tra Boko Haram e corruzione
Andando oltre le imprese del centravanti partenopeo, forse l’ultimo evento in Nigeria che ha trovato ampio spazio sui media italiani è stato il rapimento di 500 ragazze da parte dell’associazione terroristica Boko Haram, avvenuto nel 2014. Il gruppo jihadista e la corruzione dilagante sono due dei più grandi ostacoli all’ascesa, annunciata dagli esperti da anni, dello stato africano tra i giganti della Terra. La Nigeria è infatti un paese estremamente interessante. Quando si parla di “secolo africano”, forse dovrebbe guardarsi uno sguardo più concreto ad essa, dove quel futuro tanto agognato sembra già arrivato.
La Nigeria, con i suoi 206 milioni di abitanti, è il paese più popoloso in Africa. Entro il 2050 supererà gli Stati Uniti come numero di abitanti, alle spalle solamente di Cina ed India. Una popolazione per di più giovanissima, che sta crescendo ad un ritmo del 2,6% all’anno, uno dei tassi più rapidi a livello globale. La struttura demografica della Nigeria è potenzialmente una risorsa economica incredibile. Con un’età mediana di 18,1 anni, il Paese ha una delle più grande popolazione giovanili al mondo. Circa il 70% della popolazione ha meno di 30 anni e il 42% ha meno di 15 anni. Dimensioni e giovinezza della popolazione offrono un grande potenziale per espandere la capacità della Nigeria come hub economico regionale dell’Africa. Per la Nigeria ci sono ottime prospettive anche a livello mondiale, forte delle sue enormi risorse di gas, minerali e soprattutto petrolio.
Le elezioni del 25 febbraio: i risultati nel paese
È in tale contesto che nel Paese si sono svolte, sabato 25 febbraio, le elezioni. La commissione elettorale ha affermato che il vincitore è Bola Tinubu: il candidato fa parte del partito di centro del presidente uscente Muhammadu Buhari, il Congresso di Tutti i Progressisti. La vittoria di Tinubu, anticipata dai primi conteggi ufficiali, è contestata dai due principali partiti di opposizione del paese: il Partito Democratico del popolo, di centrodestra, e il Partito Laburista, di centrosinistra, dei due sfidanti Atiku Abubakar e Peter Obi. Essi sottolineano un utilizzo poco trasparente del sistema elettronico per la trasmissione dei risultati, impiegato per la prima volta nel Paese.
Secondo l’INEC (Indipendent National Electoral Commission) Tinubu ha raccolto 8,7 milioni di voti, con il 36,6% dei voti espressi. Il candidato del Congresso di Tutti i Progressisti ha raccolto la percentuale di voti più bassi per un vincitore delle elezioni dal 1999, l’anno del ritorno alla democrazia in Nigeria dopo sedici anni di governo militare. Tinubu ha vinto tutti gli stati del sud-ovest da cui proviene tranne Lagos, dove è stato governatore dal 1999 al 2007. Ha anche scelto sette dei 19 stati settentrionali di Borno, Jigawa, Zamfara, Benue, Kogi, Kwara e Niger. Ha vinto uno stato a maggioranza cristiana nel sud – Rivers – con l’aiuto del governatore rinnegato del PDP Nyesom Wike.
Atiku ha vinto negli stati di Katsina, Kebbi, Sokoto, Kaduna, Gombe, Yobe, Bauchi, Adamawa e Taraba tutti nel nord. Ha anche scelto tre stati del sud: Osun, Akwa Ibom e Bayelsa. Obi ha vinto in quasi tutti gli stati a maggioranza cristiana del sud e ha avuto un buon risultato nelle parti cristiane del nord. Ha raccolto Edo, Cross River, Delta, Lagos, Plateau, Imo, Ebonyi, Nasarawa, Anambra, Abia, Enugu e Abuja, la capitale della nazione, mentre il senatore Rabiu Kwankwaso ha vinto lo stato di Kano.
Bola Tinubu: “il padrino” della politica nigeriana
Bola Tinubu è uno dei politici più ricchi e popolari del paese: è stato soprannominato “il padrino” della politica nigeriana. È stato accusato di avere assegnato appalti e contratti di lavoro a persone a lui vicine, nonché di avere infoltito il pubblico dei suoi comizi con gli area boys, o agberò, ragazzi di strada dediti ad attività criminali, sfruttati dai politici locali. Una biografia sul suo sito web dice che Tinubu è nato a Lagos nel 1952, da una famiglia musulmana e di etnia Yoruba, la maggioranza nel sudest della Nigeria. Nel 1970 è emigrato negli Stati Uniti, dove ha lavorato come lavapiatti, tassista e guardia notturna per finanziarsi gli studi. Si è laureato alla Chicago State University nel 1979 con una laurea in business administration.
Tornato in Nigeria negli anni ottanta, è entrato in politica dopo avere lavorato per la compagnia petrolifera Mobil. Governatore dello stato di Lagos per otto anni, dal 1999 al 2007, i suoi mandati hanno diviso sostenitori e contestatori. C’è chi dice che ha migliorato le strade e i servizi nella caotica capitale economica e commerciale nigeriana, chi invece che Lagos sia rimasta altamente disfunzionale. Proprio i risultati alla guida di governatore sono stati le fondamenta su cui si è poggiata la campagna elettorale di Tinubu. Egli ha più volte affermato in prossimità delle elezioni di volere risolvere i problemi economici e sociali lasciati irrisolti dalla presidenza di Muhammadu Buhari, a capo della Nigeria dal 2015, membro anch’egli del Congresso di Tutti Progressisti.
La reazione del Partito Laburista e del Partito Democratico del Popolo
Il Partito Laburista e il Partito Democratico del Popolo però hanno rifiutato lo scrutinio immediatamente dopo l’esito delle elezioni, chiedendo alla commissione elettorale di sospendere ulteriori annunci. Il loro rifiuto si basava sul ritardo dell’INEC nel caricare i risultati dal campo al portale di visualizzazione dei risultati. INEC aveva infatti introdotto un portale di visualizzazione su cui i risultati sarebbero stati visti pochi istanti dopo la votazione. Tuttavia, 24 ore dopo lo svolgimento delle elezioni, l’INEC non era riuscita a caricare i risultati dalla maggior parte delle unità elettorali, facendo così temere una manomissione.
Il Partito Laburista e il Partito Democratico del Popolo, così come altri quattro partiti, hanno successivamente organizzato uno sciopero presso il centro di raccolta nazionale. In una conferenza stampa congiunta, il governatore Ifeanyi Okowa e il dottor Yusuf Datti Ahmed, i candidati alla vicepresidenza rispettivamente del PDP e del centrosinistra, hanno rifiutato i risultati. Anche l’ex presidente Olusegun Obasanjo, ex presidente nigeriano dal 1999 al 2007, ha criticato la credibilità del sondaggio, accusando i funzionari elettorali di corrompere il processo non rispettando le linee guida di voto, incluso l’uso del sistema di accreditamento degli elettori bimodali.
«Il presidente dell’INEC può affermare di ignorare, ma non può incrociare le mani e non fare nulla. Sa che il processo elettorale è stato corrotto e la maggior parte dei risultati che vengono portati fuori dal BVAS e dal server non riflettono fedelmente la volontà dei nigeriani che hanno fatto la loro scelta individuale», ha detto Obasanjo in una dichiarazione.
I candidati dell’opposizione chiedono ora nuove elezioni. Hanno tre settimane di tempo per fare ricorso contro l’esito del voto, annullabile solo qualora si riesca a dimostrare che ci sono state irregolarità o errori nel conteggio dei voti. In Nigeria storicamente i ricorsi contro i risultati delle elezioni sono frequenti, ma non è mai accaduto fino a questo momento che la Corte suprema nigeriana le annullasse.
Lo zoning in Nigeria
Un altro motivo di contestazione della vittoria di Tinubu è la sua appartenenza religiosa: egli è musulmano, proprio come il suo precedessore Buhari. Lo zoning è una specie di consuetudine non scritta che in Nigeria, paese dalle numerose differenze religiose, implica un avvicendarsi tra presidente del nord di maggioranza musulmana e del sud di maggioranza cristiana. Di regola, essi sono affiancati da candidati alla vicepresidenza di provenienza religiosa e geografica opposta. Tinubu proviene sì dal sud, ma è musulmano: ha scelto inoltre come vicepresidente Kashim Shettima, anche lui musulmano.
La suddivisione in zone nella politica nigeriana significa semplicemente “è il nostro momento di governare“. Quindi, quando i politici affermano che il potere dovrebbe essere suddiviso in zone nella loro regione, intendono che è tempo che la loro regione (o zona geopolitica) produca il prossimo candidato eletto. Secondo quanto riferito, ci sono più di 250 tribù diverse in Nigeria. Queste tribù sono suddivise in sei zone geopolitiche: nord-ovest, nord-est, centro-nord, sud-ovest, sud-est e sud-sud.
Per il nigeriano medio, tuttavia la suddivisione in zone è irrilevante. Le violenze della Sars, la corruzione, Boko Haram colpiscono tutti i nigeriani, indipendentemente dalla tribù, dalla religione o dall’origine etnica. Quindi, il motivo per cui i politici nigeriani si fissano su quale regione produca il prossimo candidato rimane sconcertante.
Peter Obi: “il politico con la valigia in mano”
Per questo motivo ci si aspettava un presidente cristiano e del sud del paese, come il candidato laburista Obi. Peter Obi è sicuramente il candidato delle elezioni nigeriane che ha ricevuto più attenzioni da parte della stampa internazionale. È popolare soprattutto tra i più giovani, la parte più consistente dell’elettorato nigeriano. Obi rappresenta una novità per la democrazia del paese, dal 1999 dominata dal CTP di Tinubu e il PDP di Abubakar.
Obi ha 61 anni, è cattolico ed è originario dello stato di Anambra, di cui è stato governatore fra il 2007 e il 2014. Come gran parte dei politici nigeriani Obi ha molte ricchezze, ottenute grazie alle sue attività imprenditoriali. Ha adottato nel corso della campagna elettorale un atteggiamento molto più sobrio dei suoi avversari politici. Con un metodo che in Europa per esempio definiremmo “populista”, egli ha ridotto le automobili della sua scorta.
The Economist lo ha ribattezzato “il politico con la valigia in mano”, perché durante un comizio ha insistito per portare da solo i propri bagagli. Anche Obi ha comunque avuto i suoi problemi. Il suo nome è emerso nei “Pandora Papers“, dove è uscito fuori che controllava una società offshore non dichiarata alle Isole Vergini britanniche. Il Paese lo ha poi criticato per non aver specificato tutti i suoi beni al momento della nomina a governatore statale, come previsto dalla legge nigeriana.
Un’occasione per la Nigeria
Fin dalla sua indipendenza dal Regno Unito nel 1960, la Nigeria sembra essere vissuta in uno stato di crisi permamente. L’arrivo della democrazia nel 1999, non ha migliorato le cose: cento milioni di nigeriani vivano sotto la soglia di povertà. Soprattutto, più di ogni altro problema è la violenza diffusa a dipingere un quadro deprimente. Dai terroristi di Boko haram ai nuovi movimenti secessionisti armati, alle violenze della SARS, che miete sempre più vittime e può colpire chiunque.
La sola società possibile appare quella del “fai da te”, che cresce dove e come può. La Nigeria è anche il paese di Nollywood, l’industria cinematografica seconda al mondo per numero di produzioni e di set, dopo quella indiana. In tal senso il rifiuto di sempre più giovani e non come Osimhen e Adichie di piegarsi all’ingiustizia e alla corruzione apre spiragli di speranza per il paese.
La generazione dei militari che ha vinto la guerra civile è d’altronde anagraficamente sul viale del tramonto. La vittoria di Tinubu parebbe sotto questo punto di vista in contrasto con le tendenze avviate da anni. Probabilmente un candidato come Obi sarebbe stato più in linea con la direzione su cui il Paese è avviato. Nessun altro paese del continente africano appare comunque permeato dalla medesima vivacità della Nigeria.