Attentato a Tel Aviv: il governo rischia

Tre attacchi terroristici in tre luoghi diversi di Tel Aviv sono avvenuti nella sera di giovedì 7 aprile, ad opera di un solo killer e hanno causato la morte di tre persone ed il ferimento di altre dieci. È il quarto episodio in meno di un mese, per un bilancio totale di 13 vittime fino ad ora. In Israele la tensione è alle stelle, e c’è un reale timore che gli attacchi possano continuare.

Soldati israeliani arrivano sul luogo dell’attentato

L’ultimo episodio è avvenuto in Dizengoff Street, strada vicina al centro della città, piena di locali notturni, molto affollati di giovedì sera. L’attentatore, che nelle ultime ore è stato localizzato e ucciso, ha aperto il fuoco all’interno di un bar verso le ore 9 di sera e poi è fuggito frettolosamente. Nell’aria si è propagato un clima di terrore, con le persone impaurite che non sapevano da che parte scappare e rifugiarsi.

La radio militare israeliana ha riferito che il killer si chiamerebbe Raed Fathi Hazem, di 28 anni ed è stato localizzato nel centro di Jaffa, nelle vicinanze di una moschea: qui ha sparato anche sugli inseguitori ed è stato colpito a sua volta, rimanendo ucciso, da quello che ha riferito lo Shit Bet, il servizio di sicurezza interno di Israele. Ha agito da solo. Era un cittadino palestinese di Jenin, nel nord della Cisgiordania, che Israele occupa dal 1967, da quando l’ha strappata alla Giordania. La sua famiglia sarebbe identificata con al-Fatah, organizzazione politica e paramilitare palestinese, legata ad Arafat. Secondo alcune fonti, sembra che Hazem militasse nelle “Brigate dei martiri di al-Aqsa”, formazione legata ad al-Fatah e con legami molto stretti alla Jihad islamica.

IL PERIODO PIU’ MORTALE DAL 2006

La polizia ha avviato una vera e propria caccia all’uomo andata avanti per nove ore: secondo i media israeliani, era stata diramata una sua foto, raccolta dalle telecamere di sicurezza, che lo ritraeva con maglietta e pantaloni neri, uno zaino blu. È stata blindata tutta la città, allestiti posti di blocco per riuscire a bloccare l’attentatore. La polizia ha invitato tutta la cittadinanza a rimanere chiusa in casa, per proteggersi e per non intralciare le ricerche. Sono persino intervenute le unità d’élite per intensificare la caccia all’uomo.

Soccorsi a Tel Aviv dopo l’attentato

La polizia israeliana, in conseguenza a ciò che è accaduto, ha mandato 3.000 agenti a Gerusalemme per tamponare eventuali tensioni durante le preghiere nella Spianata delle Moschee, per il primo venerdì del Ramadan. Questo è il periodo più sanguinoso in Israele dal 2006 e sale la paura per altri attacchi terroristici a causa della rara convergenza, la prossima settimana della festa musulmana del Ramadan, della festa ebraica di Pasqua e della festa cristiana di Pasqua.

NESSUNA RIVENDICAZIONE

Hamas, il gruppo militante palestinese che controlla la Striscia di Gaza, ha lodato l’attacco: l’alto funzionario Mushir al-Masrha ha dichiarato ad Al-Jazeera che “le operazioni di resistenza sono una risposta naturale ai crimini di Israele contro il popolo palestinese”. A Gaza è esplosa la festa, con spari in aria e versetti del Corano letti nelle moschee.

Per adesso, l’attentato non è stato rivendicato da alcun gruppo anche se Hamas, in un comunicato ufficiale ha definito ‘eroico’ l’attacco di Tel Aviv: “Ci opponiamo ai tentativi di imporre un carattere ebraico a Gerusalemme. Siamo disposti a difenderla col sangue e col fuoco”. Il primo ministro israeliano Naftali Benett ha riferito che “le forze di sicurezza erano in massima allerta. La nostra guerra al terrore assassino è lunga e difficile, vinceremo”. Ha poi deciso di chiudere un punto di passaggio tra la Cisgiordania ed Israele, vicino a Jenin. Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen ha condannato “l’uccisione di due civili israeliani in una sparatoria nel centro di Tel Aviv”. Ha inoltre ribadito che l’uccisione di israeliani e palestinesi conducono solo “ad un deterioramento della situazione”.

Rilievi della polizia israeliana

 

GLI EPISODI PRECEDENTI

Tale violenza non si registrava da almeno 5 anni: l’ultima volta che si è verificata un attacco in via Dizengoff a Tel Aviv è stato nel 2016, quando due persone sono state uccise e diverse ferite in un attacco a fuoco in un bar. L’aggressore è stato ucciso diversi giorni dopo, dopo essere fuggito dalla scena. La serie di attacchi è iniziata lo scorso 22 marzo, quando quattro israeliani (un ciclista e tre clienti di un centro commerciale) sono rimasti uccisi a Be’er Sheva, nel sud di Israele, a mano di un insegnante condannato nel 2016 a quattro anni di carcere per aver pianificato di andare in Siria e combattere per l’Isis. Il 27 marzo, due agenti della polizia di frontiera, tra cui un giovane franco-israeliano sono stati uccisi in una sparatoria a Hadera. Entrambi gli attacchi sono stati rivendicati dallo Stato Islamico (ISIS) ed entrambi sono stati fatti da parsone di origine palestinese, ma con la cittadinanza israeliana. Il 30 marzo un palestinese in Cisgiordania ha sparato sulla folla nella città ebraica ultra-ortodossa di Bnei Brak, uccidendo due cittadini ucraini, due israeliani e un agente di polizia arabo israeliano.

L’attentatore Raed Fathi Hazem

 

IL GOVERNO ISRAELIANO POTREBBE CADERE

La situazione politica israeliana non sta calmando il clima di paura che si respira. Il governo del primo ministro Naftali Bennett, in carica da giugno 2021, non ha più la maggioranza parlamentare, dopo che una deputata dello stesso partito di Bennett, Idit Silman è passata all’opposizione. Nei giorni scorsi, il ministro della salute Nitzan Horowitz aveva annunciato che il governo avrebbe applicato una sentenza della Corte Suprema del 2020 che permette ai visitatori negli ospedali di portare del cibo lievitato, come il pane che si mangia tutti i giorni durante il periodo pasquale. La religione ebraica vieta severamente di consumare cibi lievitati o chametz durante questo periodo. Silman ha criticato pubblicamente questo provvedimento, dicendo che l’indicazione di non mangiare cibo lievitato era stata rispettata persino nei campi di concentramento nazisti durante l’Olocausto. Due giorni dopo, quando era diventato chiaro che Horowitz non si sarebbe dimesso, Silman ha deciso di lasciare la maggioranza. Quindi esiste il rischio concreto che il governo possa cadere. Infatti basta che un altro parlamentare lasci la maggioranza affinché l’opposizione abbia i numeri per indire nuove elezioni.

Il primo ministro israeliano Naftali Bennett e Idit Silman
Giulia Zamponi

Toscana, classe 1990, sono approdata a Milano per inseguire il mio sogno: il giornalismo. All’Università di Pisa mi sono laureata in Informatica Umanistica, dove ho imparato a trattare i contenuti culturali in forma digitale e a comunicarli attraverso le varie piattaforme web. Sono una giornalista pubblicista e ho collaborato con “Il Tirreno”: la prima volta che sono entrata in una redazione mi sono resa conto che non sarei mai più voluta uscire. Adesso giornalista praticante per MasterX. Mi interesso principalmente di esteri e di criminologia: mi piace analizzare ogni particolare di una situazione e indagare sugli aspetti più nascosti della realtà. Sono un’anima solare, sensibile e determinata. Amo l’intensità dei tramonti, gli intricati thriller di Joel Dicker ed il rumore delle onde del mare.

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