Le università americane continuano a essere teatro di scontri e manifestazioni a sostegno della Palestina e le vittime civili. Gli studenti chiedono agli atenei di disinvestire nelle aziende che forniscono armi a Israele e schierarsi contro l’intervento militare nella striscia di Gaza. E mentre da una parte c’è chi condanna la posizione considerata “antisemita” degli studenti, dall’altra parte si discute la libertà d’espressione.
I nuovi scontri
Nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio sono state arrestate circa 300 persone tra la Columbia University e il New York City College.
Arrivati nella Hamilton Hall rinominata “Hind’s Hall” – in onore della bambina palestinese uccisa dall’IDF – gli agenti in tenuta antisommossa hanno ammanettato e portato via centinaia di persone. Poche ore dopo i fatti, il sindaco della Grande Mela, Eric Adams, ha annunciato che la polizia sta lavorando per identificare e discernere gli studenti da «chi non doveva essere sul campus». Segnalando, inoltre, che secondo le forze dell’ordine «la protesta è stata guidata da individui non affiliati all’università».
Nel corso della giornata, la presidente della Columbia, Minouche Shafik, ha poi esortato lo smantellamento degli accampamenti che nelle scorse settimane erano diventati simbolo delle proteste studentesche americane. E ha richiesto la presenza della polizia nel campus almeno fino al 17 maggio. «Bisogna garantire che gli accampamenti non vengano ristabiliti», ha dichiarato Shafik.
The tents are gone, but they left their mark. pic.twitter.com/Y1K3qkXC6v
— Irie Sentner (@iriesentner) May 1, 2024
Non solo New York
Dopo gli eventi della costa Est, ora l’attenzione si è spostata sulla West coast. E in particolare sul campus dell’università Ucla, in California. All’urlo di “Second Nakba” – facendo riferimento alla Nakba, in arabo catastrofe, ovvero la “pulizia etnica” palestinese del 1948 – nella notte del 1° maggio, alcuni manifestanti pro-Israele hanno assaltato i baraccamenti dei manifestanti filopalestinesi. I dimostranti hanno lanciato petardi e fumogeni contro l’accampamento, mentre il tutto è stato filmato sui social. La polizia è intervenuta e la vicecancelliere della Ucla, Mary Osako, ha dichiarato: «stanotte si sono verificati orribili atti di violenza nell’accampamento».
Nel frattempo, le tensioni sembrano espandersi per tutti gli Stati Uniti. Passando per il Texas dove cento manifestanti pro-Pal sono stati arrestati ad Austin, fino all’Arizona dove la polizia ha sparato proiettili di gomma e al peperoncino contro gli studenti.