Milano, alla Feltrinelli l’apologo di Pennac e Cestac su un amore (poco) ordinario

Un amore sovversivo di due signori nessuno; un sentimento che è incarnazione stessa della poesia. È questo l’”amore esemplare” che lo scrittore francese Daniel Pennac racconta nell’omonimo graphic novel illustrato dalla fumettista Florence Cestac e presentato martedì 30 gennaio alla Feltrinelli Duomo di Milano. Il volume, tra le novità dell’edizione 2017 del Lucca Comics & Games, inaugura la collana curata da Tito Faraci Feltrinelli Comics, primo tentativo dell’editore di entrare nel mercato dei fumetti.

Quella che prende vita tra le pagine del racconto, pubblicato oltralpe da Dargaud, è una storia completamente autobiografica che va dagli 8 ai 23 anni nella vita di Pennac, procedendo sul filo del ricordo di un incontro particolare avvenuto in gioventù. Quello con Jean, rampollo di una nobile famiglia e Germaine, sartina, protagonisti di un amore lontano dalle norme sociali. «L’amore, quando non è per convenienza, è di per sé sovversivo» ricorda l’autore durante l’incontro di Milano, spiegando come quella tra i due anziani Jean e Germaine fosse una relazione improduttiva (niente figli, lavoro o ricevimenti) e per questo malamente giudicata dalla comunità. Ma «il loro mondo era molto più divertente di quello intorno, così accecato dal pregiudizio da non rendersi conto di avere davanti agli occhi la concretizzazione della poesia».

 

Un ideale questo che si ritrova anche nella dedica del libro alle vittime degli attentati a “Charlie Hebdo”, avvenuti proprio mentre Cestac e Pennac stavano completando il racconto: «Con le dovute proporzioni, anche loro sono stati vittima di un pregiudizio, anche loro erano l’incarnazione di una poesia uccisa da persone ottuse».

E così per la materia intima e delicata di Un amore esemplare, alleggerita dal tratto cartoonesco e irriverente della Cestac, viene in mente la scritta riportata da un cartello sulle fioriere del Teatro Parenti: vietato calpestare i gelsomini. Perché forse è proprio quella poesia che troppo spesso maltrattiamo, l’unica cosa che potrebbe salvarci dall’incuria e dall’inciviltà del mondo.

(cc)

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