A distanza di tre settimane, ci si chiede ancora quale sia stato lo sbaglio che ha portato a un’errata classificazione della regione Lombardia, passata da zona rossa ad arancione nell’arco di sette giorni. In mezzo, lo scambio di accuse e il rimpallo di responsabilità fra la giunta regionale e il Ministero della Salute.
Il 17 gennaio la Lombardia finisce in zona rossa, ma già venerdì 22, dopo una serie di confronti con l’Istituto Superiore di Sanità e una seconda correzione dei dati relativi al calcolo dell’indice Rt ad opera della regione, riceve la comunicazione che la colorazione va rivista.
Ad aumentare la confusione spunta verso la fine del mese scorso, una mail datata 7 gennaio, in cui si legge come già allora l’Iss avesse avvertito la Regione che qualcosa nei calcoli non tornava, con riferimento ai dati dei sintomatici, sui quali viene calcolato l’indice Rt. Nella mail viene notificata la mancanza di informazioni sullo stato di salute dei contagiati sintomatici e dei guariti.
Per cercare di fare chiarezza sulla vicenda e ricostruire ciò che è successo in quei giorni, MasterX ha intervistato Antonello Maruotti, professore ordinario di Statistica all’Università Lumsa, e Lorenzo Ruffino, collaboratore e fact checker per le riviste YouTrend e Pagella Politica.
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