Sky, arriva in tv
il documentario degli studenti Iulm

Dalle aule della Iulm a Sky con un documentario di 4 puntate da 30 minuti dall’oggetto decisamente particolare: la luce. La serie è stata interamente pensata, girata e prodotta da alcuni studenti iscritti alla laurea magistrale in tv, cinema e new media. La benedizione arriva direttamente dal rettore Gianni Canova e i ragazzi hanno raccolto le dichiarazioni di poeti, filmmakers e direttori della fotografia in giro per l’Europa. Il gruppo, formato da Giuseppe Carrieri, Paolo Foti, Magda Di Fraia, Elena Padovan e Giancarlo Migliore, è addirittura arrivato in Giappone per raccogliere il materiale utile al documentario. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Carrieri, il regista della serie che andrà in onda su Sky venerdì prossimo e con uno degli studenti che ha partecipato alla produzione, Paolo Foti.

L’oggetto del documentario è la “luce”. In che modo è presentato il tema?

La luce è un argomento molto complicato da trattare: si può dire tutto e nulla. Noi abbiamo deciso di declinarlo attraverso quattro sfere disciplinari: poesia, cinema, design e arte o light art. Ogni puntata tratta una di queste sfere con artisti in ogni disciplina.

Qual è il messaggio finale di queste quattro puntate?

Il messaggio è: non esiste una visione senza che questa sia illuminante. La luce non è un ingrediente della visione, determina la vita. La luce è imprescindibile per noi, per la nostra vita e per le nostre storie. Il senso di fare una serie sulla luce è quello di ricordarci da dove veniamo. L’obiettivo è farlo attraverso una serie di testimonianze che possa arricchirci.

A chi è rivolta la serie?

E’ rivolta a un gruppo trasversale, curioso ed esteso. Non c’è un target preciso.

Da chi è stato prodotto il documentario? E quali sono stati i passi che hanno portato alla formazione del gruppo di lavoro?

Il documentario è prodotto dall’Università IULM che ci ha dato una grossa mano. La preparazione è durata diversi mesi e ha dato l’opportunità ai ragazzi di visitare luoghi meravigliosi e incontrare artisti di alto livello. Io insegno nel corso di “Laboratorio di Regia” e qui ho selezionato i ragazzi che avevano le qualità per poter partecipare a questo progetto. Durante le selezioni, ho guardato ai ragazzi più intraprendenti e che lavoravano con maggiore passione.

Poi è arrivato Sky…

Sì, abbiamo voluto proporre il nostro lavoro a Sky Art. Loro l’hanno guardata, studiata e accolta con piacere. Per noi è stata una grande soddisfazione, visto che Sky Art è una piattaforma di eccellenza.

Quali saranno i prossimi passi?

Speriamo di far arrivare il documentario in un circuito di rassegne. Intanto, stiamo girando un film a Napoli. Sarà l’adattamento dell’opera “Le metamorfosi” di Ovidio. Abbiamo scelto Napoli perché è una città estremamente ricca di spunti e ispirazione. Napoli non è una città facile, crea un rischio ma in termini artistici il rischio è un’opportunità. Nel progetto è coinvolto anche Marco D’Amore, noto come Ciro nella serie televisiva “Gomorra”.

Ciao Paolo, perché avete scelto di partecipare a questo tipo di progetto dal tema così particolare?

L’argomento è molto complicato. Ci sembrava proprio una bella sfida e anche un modo per passare dalla teoria alla pratica in un mondo che per ora avevamo soltanto studiato. Ci auguriamo che possa diventare il nostro pane quotidiano.

Che ruoli avevate all’interno del gruppo di produzione?

Non avevamo ruoli prestabiliti. Ognuno di noi a rotazione cercava di cimentarsi in qualsiasi tipo di lavoro: dalla camera al suono fino al montaggio.

E quando avete saputo di Sky?

E’ stata una notizia meravigliosa! Riuscire ad arrivare tanto lontano, è una grande soddisfazione.

Il Rettore Gianni Canova vi ha contattati?

Abbiamo avuto sin da subito il suo appoggio e lo abbiamo ringraziato per averci permesso di lavorare ad un progetto così ambizioso.

Cosa vi hanno lasciato gli incontri in giro per il mondo?

Io sono stato coinvolto nell’ultimo episodio, quello sulle poetesse. In questa occasione abbiamo avuto modo di conoscere la loro poetica e la loro visione della luce, fondamentale per la loro arte.

Gabriella Mazzeo
Ilaria Quattrone

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