Caos sicurezza, le discoteche di Milano investono sulla vigilanza

Milano è ormai tristemente nota alle cronache per i numerosi casi di violenze sessuali che hanno sconvolto la città e le sue discoteche. Ultimo, in ordine di tempo, quello di una ragazza nel bagno della discoteca Q Club di viale Padova. La trentunenne sarebbe infatti caduta vittima di uno sconosciuto che ha abusato di lei mentre usava i servizi del locale. Dopo la chiamata alle forze dell’ordine, la vittima è stata portata in ambulanza all’ospedale Mangiagalli e lì avrebbe raccontato l’accaduto alla polizia. La discoteca in cui è avvenuto il fatto risulta essere priva di telecamere e quindi individuare lo stupratore non sarà facile.

Anche per questo motivo, intorno ai locali della movida si è scatenata una forte polemica. L’accusa è di non fare abbastanza per garantire la sicurezza delle clienti durante le serate. Dalle molestie, fino ai casi più gravi in cui vengono sciolte sostanze dentro i bicchieri dei clienti ignari, sono tante le persone che denunciano.

Proprietari e gestori delle discoteche non ci stanno

Chi però gestisce queste attività non ci sta e anzi rilancia sottolineando quanto stiano facendo per scongiurare qualsiasi episodio di violenza durante le serate. Per evitare queste situazioni – racconta Vincenzo Cocivera, manager delle discoteche Gattopardo e Republic – una delle strategie da adottare è curare la scelta dei clienti. «La selezione all’ingresso è solo un palliativo. I pr che lavorano con le discoteche non dovrebbero svolgere un lavoro generalista ma dovrebbero cercare di attrarre una clientela già nota. Conoscendo chi frequenta il locale, costruendo un rapporto di fiducia, diminuiscono i rischi che si verifichino situazioni di pericolo» sostiene Cocivera.

Le misure di sicurezza nelle grandi discoteche

Secondo il manager bisogna poi fare un distinguo fra i diversi locali. «È difficile che nelle discoteche più blasonate possano accadere fatti gravi come quello capitato in viale Padova. Da noi, per esempio, c’è un’attenzione maniacale alla sicurezza: al Republic abbiamo i metal detector all’entrata e, essendo un locale piccolo, c’è quasi una marcatura a uomo sui clienti». Anche Valerio Tedaldi, proprietario della discoteca 11 Clubroom in Corso Como, è categorico sui controlli. «Il nostro servizio di sicurezza è presente in tutti gli ambienti del locale, compresi i bagni dove sono sempre presenti un buttafuori e un addetto delle pulizie a controllare la situazione. Inoltre, disponiamo di un servizio di videosorveglianza che copre tutte le sale».

Un problema legato alle molestie nei confronti delle donne esiste eccome ed è lo stesso Cocivera a parlarne: «A Milano, purtroppo, la visione della donna come oggetto è ancora molto presente. Capita che persone molto ricche, forti del loro status, provino ad approfittarsene. Su questa gente bisogna intervenire e tener conto che il fattore economico non può essere considerato un metodo di selezione. Bisogna puntare sulla qualità di chi frequenta le discoteche, non solo sulla ricchezza».

A Milano mancano pattuglie di notte

Se i locali cercano di vigilare sulla condotta dei clienti all’interno delle loro attività, più difficile è la situazione all’esterno. Milano dispone infatti di poche pattuglie in orario serale e le forze dell’ordine non riescono a soddisfare le numerose richieste di intervento. Anche i nuovi innesti nella polizia locale promossi da Sala non sembrano aver sortito alcun effetto a causa del turnover negli uffici.

L’iniziativa in Corso Como

La situazione è talmente critica in alcune aree che, per tranquillizzare i propri clienti, i gestori dei principali esercizi di Corso Como hanno deciso di fare da sé. «Insieme a Tocqueville, Hollywood, Loolapaloosa e qualche realtà più piccola abbiamo creato un consorzio in cui investiremo quasi 400 mila euro all’anno. Siamo stati costretti ad assumere un servizio di vigilanza privata che collabori con la questura e la prefettura» racconta Tedaldi. «Abbiamo una decina di uomini che tutte le sere vigilano il quartiere e, con la loro presenza, cercano di disincentivare i malintenzionati. Accompagnano le ragazze alla macchina, vigilano sui residenti che rientrano a casa e allontanano chi prova a fare casino. Se poi dovesse accadere qualcosa, abbiamo un canale diretto con gli uomini della prefettura». L’iniziativa, in cantiere da alcuni mesi, è stata concretizzata proprio questa settimana per far fronte alle preoccupazioni di chi frequenta la zona.

Risulta quindi evidente una forte mancanza da parte delle istituzioni che non riescono a garantire la sicurezza nelle strade. Come infatti fa notare il proprietario dell’11 Clubroom, il problema non viene risolto ma solo spostato periodicamente in zone diverse di Milano. Dello stesso avviso è Cocivera, che denuncia la mancanza di aiuto da parte della politica: «Il Comune non ci fornisce alcun tipo di supporto, siamo lasciati soli a gestire questa situazione».

Andrea Muzzolon

Italiano, milanese, classe 2000. Laureato in comunicazione, media e pubblicità. Libero e liberale.

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