Apre a Milano il primo cinema VR in Italia

Il cinema VR sbarca in Italia. L’Anteo di piazza XXV aprile, storico multisala del capoluogo lombardo, il 13 e il 14 maggio ha inaugurato la prima esperienza cinematografica in virtual reality (VR). Ecco i primi tentativi, tra disorientamento e meraviglia.

Un cinema a 360°

La settima arte alla scoperta del cinema VR. Il cinema Anteo in piazza XXV aprile, a Milano, apre la prima sala in Italia con film in realtà virtuale (virtual reality, o VR). L’iniziativa, Anteo Rai Cinema Spazio Realtà Virtuale, è in collaborazione con Rai Cinema. «Venti sedute comprensive di visori e cuffie per vivere un’esperienza coinvolgente e straordinaria», come si legge sul sito di Anteo.

«La dimensione delle nostre sale è anche una dimensione di collegamento con gli spettatori, quindi i cittadini», ha spiegato Lionello Cerri, amministratore delegato dell’Anteo S.p.A.

Lo spettatore potrà godere dell’esperienza VR al costo di 5 euro per biglietto. «Da un paio d’anni discutiamo con Rai Cinema e alla fine siamo riusciti di comune accordo a fare questa iniziativa», ha aggiunto Cerri. «Vogliamo esplorare il discorso dell’audiovisivo in senso generale, e anche il VR sta all’interno di questa cornice».

L’inaugurazione

L’inaugurazione si è tenuta il 13 e 14 maggio alla presenza della stampa e di alcuni curiosi. Salendo le scale del Palazzo del Cinema fino al terzo piano, la sala si apre sulla sinistra. Un ambiente open space ristretto, circondato da finestre e scaffali ricolmi di libri.

Le «venti sedute» consistono in pouf di forma cubica capaci di ruotare su se stessi a 360 gradi. I posti non sono assegnati, e a causa di ciò durante l’inaugurazione i biglietti sono andati in overbooking.

Uno dei posti a sedere della sala VR

Prima d’iniziare la visione delle quattro pellicole, un tecnico del cinema ha spiegato come indossare correttamente sia i visori VR, sia le cuffie a essi connesse. Una volta che ci si immerge nella realtà virtuale, si ha l’impressione non solo di essere in un altro luogo, ma di essere completamente soli.

Questo aspetto si scontra con la natura stessa dell’esperienza cinematografica, fatta per essere condivisa. Che senso ha recarsi al cinema, magari in compagnia, per poi ritrovarsi isolati dal resto del pubblico?

A questa provocazione, Lionello Cerri risponde con fermezza: «Gli spettacoli iniziano tutti allo stesso orario, i sedili rotanti permettono alle persone di condividere una medesima emozione».

Ma all’inaugurazione non sono mancati i momenti di tenerezza. «In questi giorni ho visto coppie tenersi la mano», ha raccontato Cerri, «andavano in sincronia vedendo lo stesso film. Tutto ciò è già condivisione».

Immergersi nella realtà virtuale

Una volta dentro la virtual reality ti ritrovi all’interno di una stanza digitale, con divani, vetrate e piante. ‘Appesi’ a una parete quattro schermi, contenenti le locandine delle pellicole visionabili.

Lockdown 2020: l’Italia invisibile, documentario di Omar Rashid; Vulcano – la vita che dorme, una produzione di Gold & Valmyn; La Divina Commedia VR – Inferno, produzione ETT Gruppo Scai in associazione West 46th Films con la voce narrante di Francesco Pannofino; e Happy Birthday, di One More Pictures, con la partecipazione straordinaria di Achille Lauro.

Dettagli del pubblico durante la proiezione inaugurale

L’esperienza visiva in sé è completamente nuova. L’azione che si sviluppa tutta intorno allo spettatore ne ribalta la prospettiva, e lo posiziona letteralmente al centro degli eventi. Chi guarda si trova in un ruolo più attivo rispetto al cinema classico. Ogni individuo deve decidere di continuo in quale direzione guardare. Persino se rivolgere lo sguardo in alto o in basso.

«Si tratta di una proiezione a tutto tondo», ha commentato Cerri. «Tutte le tecnologie, se messe in funzione con curiosità e vena creativa, permettono di cimentarsi in esperimenti che possono portare a un’evoluzione del linguaggio artistico. È importante quindi riuscire a coniugare tutte le sue variazioni senza demonizzarle, ma rendendole parte del patrimonio comune».

Ma questo aspetto presenta anche dei lati negativi. Dopo un intenso e prolungato utilizzo del dispositivo VR, ci si sente spaesati e spossati. A volte gli spettatori hanno lamentato mal di testa e fastidi simili durante i quattro spettacoli in programmazione. Ciò potrebbe essere dovuto alla scarsa abitudine dell’occhio umano agli stimoli continui e ripetuti della realtà virtuale.

Cortometraggi ed esperimenti poco riusciti

In Happy Birthday la sensazione di fastidio era molto intensa. Il cortometraggio narra la storia di un padre alle prese con la figlia hikikomori, una giovane che si rinchiude volontariamente nella sua camera. Il padre riesce a instaurare il rapporto con lei solo tramite un ambiente virtuale fantascientifico, a cui entrambi accedono con appositi visori. Ma una volta usciti da quella finta realtà, il muro che li separa è ancora in piedi.

Come appare il visore per la VR

Le scelte registiche qui sono estreme. Lo spettatore è costretto a girarsi di continuo per seguire lo sviluppo della trama, rendendo quasi faticosa l’esperienza. Il regista è forse vittima della lunga tradizione cinematografica: le inquadrature sembrano più adatte a uno schermo piatto, dove l’unico spostamento è quello delle pupille. La conseguenza è che l’osservatore si sente confuso.

A volte si sente chiamato da dietro da uno dei personaggi. In altre occasioni è costretto a guardare in alto per vedere il protagonista. Cerri è di diverso avviso. «È lo spettatore che deve andare a cogliere i dettagli, fa dell’esperienza». Insomma, un cinema attivo. Forse troppo.

I documentari a 360°

Lockdown 2020: l’Italia invisibile non ha lo stesso tipo di problema. Se da un lato la voce monotona e le scene statiche non stancavano l’occhio, dall’altro rischiavano di appesantire le palpebre. «L’uomo è delicato come il guscio di un uovo», recita a un certo punto il narratore. Riportando chi guarda alla paradossalità delle chiusure e costrizioni in tempo di pandemia.

In Vulcano – la vita che dorme è la meraviglia delle immagini a farla da padrona. Girate in Islanda il 12 giugno 2021, le riprese dell’eruzione del Fagradalsfjall sono spettacolari. Sembra quasi di poter sentire il calore della lava e l’odore delle esalazioni di zolfo. Il regista Omar Rashid intrattiene e meraviglia: riesce a utilizzare al meglio la tecnologia con riprese a 360° effettuate da droni. «Chi non si stupisce di fronte a questo ha perduto metà del piacere di vivere», è il messaggio ripetuto più volte all’interno della pellicola.

La Divina Commedia incontra la virtual reality

La Divina Commedia VR – Inferno ha riscosso il maggior successo durante l’inaugurazione. Il cortometraggio dei registi Federico Basso e Alessandro Parrello si avvale non solo della realtà virtuale, ma anche della computer grafica, per raccontare da una prospettiva inedita il viaggio del Sommo Poeta attraverso i gironi infernali. Dalla «selva oscura», al «ghiaccio di Cocìto», fino al «riveder le stelle», la voce di Pannofino legge i versi danteschi in maniera elegante ed espressiva. Essa accompagna lo spettatore attraverso gli spaventosi gironi infernali, dandoci la prospettiva dello stesso Dante Alighieri.

Sarà il pubblico a decretare il successo o il fallimento del cinema a realtà virtuale. E a decidere se la condivisione del grande schermo sia davvero una caratteristica irrinunciabile della settima arte. Cerri si dice ottimista: «Fino ad adesso la fruizione VR è stata molto soggettiva e individuale. Praticarla collettivamente è la nostra grande scommessa».

Ivan Torneo

Giornalista praticante. Siciliano trapiantato a Milano. Motivato, eclettico, curioso. Laurea Magistrale in Scienze Cognitive e Teorie della Comunicazione. Il mio obiettivo è il giornalismo televisivo, la mia motivazione incrollabile.

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