Accordo tra driver e Esselunga: stop allo sciopero almeno fino al 30 giugno

Sicurezza, adeguamento economico e una qualifica precisa della figura del driver. Queste le richieste dei sindacati alla base dello scontro con le società di delivery commissionate da Esselunga. «I dati INAIL (Istituto Nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) parlano di 3,2 morti sul lavoro ogni giorno in Italia. Non si può fare finta di nulla».

I motivi dello sciopero

Lancia così l’allarme il funzionario sindacale di Filt Cgil Lombardia Agostino Mazzola, parlando di uno dei motivi che ha indotto il sindacato a scioperare per le condizioni dei driver di Esselunga. Molti mezzi di trasporto sono ritenuti poco sicuri: gomme lisce, fari e frecce non funzionanti, scarsa manutenzione in generale, furgoni sovraccarichi. Con tutti i rischi che ne conseguono, uno su tutti il tempo di frenata che aumenta. «Condizioni che mettono a rischio sia i lavoratori che gli altri utenti della strada», come ribadito dal sindacalista che si sta occupando in prima linea della vicenda.

Ma non è questo l’unico motivo che ha spinto alla mobilitazione iniziata lo scorso 18 aprile e durata quasi venti giorni. «I driver fanno attività di facchinaggio che non spetta a loro da contratto. E lo fanno gratis», racconta infatti Mazzola. Tiene banco anche la vicenda legata alla “consegna al piano” svolta dai dipendenti delle tre aziende appaltatrici. Infatti questi lavoratori comunemente detti driver non sono pagati direttamente da Esselunga. Quest’ultima è committente di Brivio & Viganò, Capdelivery e Deliverit, coloro che forniscono un servizio di delivery alle società operanti nella grande distribuzione per la consegna della spesa a domicilio. «Oltre a non essere retribuiti, spesso devono farsi piani di scale con carichi non indifferenti», spiega Agostino. «Mentre loro dovrebbero fare come i corrieri di Amazon, fermarsi al citofono o all’ingresso dell’edificio».

Il servizio di e-commerce, ovvero la consegna a domicilio, è normato dal contratto nazionale della Logistica e Trasporto Merci e Spedizione che è stato rinnovato a dicembre 2024 tra parti datoriali e organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. La questione riguarda il corretto inquadramento delle attività specifiche del servizio di consegna definito dall’articolo 11 del contratto che inquadra il ruolo del “corriere ultimo miglio”, più banalmente l’operatore che porta la spesa alla porta d’ingresso. La richiesta da parte dei sindacati si focalizza sulla questione della consegna al piano. «Devono portare centinaia di chili su per le scale. Non è soltanto questo. Si tratta di riconoscere a questo lavoro un’indennità supplementare rispetto a quello che è il loro minimo tabellare».

Le condizioni di una gomma di un furgone Esselunga
L’ultima goccia

«Ci siamo resi conto noi come aziende che probabilmente il contratto nazionale non bastava a descrivere tutto. Abbiamo proposto ai sindacati nazionali di incontrarci per fare un contratto di secondo livello di filiera per il servizio Esselunga» afferma Stefano Meloni, direttore HR di Brivio & Viganò. I dialoghi tra le parti sono iniziati a febbraio, con la richiesta soprattutto di un intervento tempestivo nell’ambito della sicurezza sul lavoro e dal punto di vista economico. La rottura che sembrava definitiva è avvenuta il 17 aprile, giornata di incontro fra le tre società appaltatrici e i sindacati.

Dopo un tentennamento delle società appaltatrici «per noi del sindacato era impensabile non muoversi». E così già dal giorno seguente è scattato il primo presidio. «Quello che ci vedeva distanti è che venivano fatte delle richieste di natura economica oltre quello che era stato previsto dal rinnovo del contratto che è stato fatto solo pochi mesi fa. Noi come aziende abbiamo semplicemente detto che il servizio doveva essere prima di tutto sostenibile, precisa a proposito l’HR di Brivio & Viganò.

La mobilitazione nelle sue fasi

Lo sciopero è durato due settimane consecutive e ha creato disagi, come da obiettivo. Esselunga è stata costretta a sospendere le richieste di alcuni utenti in quanto priva della garanzia di riuscire a portare a termine le consegne. La società ha risposto mettendo in cassa integrazione 200 dipendenti. «Speravano di mettere tensione fra questi e chi scioperava, ma non ci sono riusciti anche perché molti di loro sono amici o parenti», afferma lo stesso Agostino. «Hanno anche provato a fare leva sul bisogno di soggetti fragili o anziani, ma noi come sindacato avevamo dichiarato per iscritto che per loro i driver avrebbero volentieri fatto la consegna al piano – ha proseguito – e alla fine si sono ritrovati in difficoltà».

In queste trattative Esselunga anche se osservava da lontano è stata parte interessata. «Segue il suo contratto collettivo della logistica trasporto merce e spedizione» afferma il funzionario della Filt Cgil Lombardia. «Noi non abbiamo possibilità di dialogare con il committente perché questo può legittimamente dichiarare di seguire il contratto del commercio. E soprattutto che i dipendenti non siano suoi, anche se è chiaro chi abbia il coltello dalla parte del manico». Tuttavia il coinvolgimento di Esselunga nella vicenda è negato dal direttore di Brivio & Viganò: «Io capisco che il sindacato voglia arrivare a Esselunga, ma gli interlocutori del sindacato siamo noi. Esselunga resta il committente che affitta i nostri driver e il committente non ha relazioni con il sindacato».

Giornata di mobilitazione per driver e sindacati
Una tregua momentanea

Lo scorso 6 maggio è stato trovato un punto d’incontro temporaneo per sospendere la mobilitazione e riprendere invece il dialogo. «L’incontro ha dato ad entrambe le parti un po’ di tempo per negoziare tre punti: lo status normativo della figura del driver, la parte economica e la necessità di creare delle commissioni paritetiche» afferma Stefano Meloni. Il 12 maggio a Roma si è poi tenuto il primo di sei incontri previsti in cui si è definito il percorso di costruzione della parte normativa con un calendario pianificato per lo scambio di testi tra le parti.

L’accordo prevede il riconoscimento di un bonus una tantum di 250€ ai lavoratori. «È soltanto una cifra simbolica per concedere una tregua e fermarci con la mobilitazione, così da dare poi modo e serenità a questi sei tavoli per raggiungere l’obiettivo», spiega Mazzola. Questo bonus sarà poi erogato su tre mensilità: 100 nella busta paga di aprile «in premi welfare, 100€ nella busta di maggio che prenderanno a giugno e 50€ nella busta di giugno che prenderanno a luglio». Ottenere questa «elemosina» è stata «una fatica immensa, perché poi il tavolo è durato dalle 11 del mattino alle 20 di sera».

Una piccola dimostrazione di volontà da parte delle aziende di voler effettivamente collaborare per risolvere questa spinosa controversia. Dall’altra parte i lavoratori hanno deciso di riprendere il servizio e terminare, almeno per il momento, la mobilitazione. Le consegne a domicilio di Esselunga sono così potute riprendere, non senza qualche piccola tensione. I lavoratori infatti inizialmente «si rifiutavano di consegnare al piano». Poi, per distendere ancora di più la situazione e creare un clima più sereno, si è deciso di riprendere l’attività.

La protesta davanti agli hub di Esselunga
Un accordo ancora da raggiungere

Filt Cgil chiarisce però che le trattative riguardano solo l’aspetto economico, «sotto l’aspetto di salute e sicurezza chiaramente non c’è alcuna contropartita. Non concediamo tempo». «Noi vogliamo che chi esce la mattina per andare a consegnare la spesa non debba avere paura di non rivedere i propri cari a causa delle situazioni precarie in cui spesso agiscono» afferma Agostino.

Entro la fine di giugno tutti i mezzi dei lavoratori dovranno essere messi a norma e sistemati affinché rispettino le normative del codice della strada. «Non c’è tolleranza se si parla di vite umane». Un tema delicato specialmente in Italia dove le morti sul lavoro rappresentano una cupa realtà. Solamente nei primi quattro mesi del 2025 sono infatti state 210 le vittime sul posto di lavoro. «Il rischio di perdere la vita purtroppo è quotidiano. Noi dobbiamo fare in modo di ridurre al minimo proprio la percentuale di rischio potenziale, di tutto quello che si può prevedere».

L’ultimo tavolo delle trattative si terrà il 30 giugno. «Non è un ultimatum, è un orizzonte che ci siamo dati per chiudere la vicenda» afferma Stefano Meloni. Idea che non trova d’accordo il sindacato. “L’aspetto della sicurezza è imprescindibile, non da domani, non da oggi ma da ieri. Su questo non transigiamo”.

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