Lunedì 27 maggio, studenti e manifestanti pro-Pal hanno interrotto l’occupazione degli spazi interni all’Università Statale di Milano, in via Festa del Perdono. Il presidio, in corso nell’ateneo meneghino dal 10 maggio, ha coinvolto decine di ragazze e ragazzi che si oppongono all’invasione dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza.
Lo stop, però, potrebbe essere solo temporaneo. Tutto dipenderà dalla decisione della commissione Atti istituzionali della Statale di rescindere i legami con la Reichman University, situata a Herzliya, nel distretto di Tel Aviv.
Il fascicolo della procura e il flash mob
A oltre due settimane dall’insediamento della prima tenda nel “Filarete”, il cortile interno dell’Università Statale, studenti e manifestanti hanno abbandonato l’occupazione. Non li avevano fatti desistere i forti temporali di questo maggio – gli occupanti avevano semplicemente traslocato le tende al coperto, sotto i portici dell’università e nell’atrio interno antistante l’Aula Magna. E nemmeno i violenti blitz di esponenti di Lotta Comunista, che in due occasioni avevano aggredito i manifestanti pro-Pal.
La svolta è arrivata, invece, al termine di una giornata all’insegna della minaccia dello sgombero. In mattinata è stato infatti presentato dalla procura un fascicolo con l’ipotesi di reato di occupazione abusiva. Il dossier è stato aperto per effetto di una denuncia fatta dall’Università, in seguito a un incontro tra il Rettore Elio Franzini e il procuratore capo Marcello Viola.
In tutta risposta, gli occupanti hanno organizzato un corteo per fare pressione sugli organi alti dell’Università, mentre era in corso una riunione del Senato accademico. La manifestazione è culminata con lo scarico di macerie all’ingresso dell’ateneo di Festa del Perdono. Un flash mob, avente l’obiettivo di evocare il clima di distruzione presente a Gaza per effetto dell’invasione portata da Israele dall’8 ottobre a oggi.
Il testo e lo sgombero
La riunione del Senato accademico di lunedì mattina ha dato dei frutti. È stato infatti approvato un testo che soddisfa una delle richieste esposte dai manifestanti dell’acampada, quella relativa alla posizione dell’Ateneo sulle vicende in Palestina. Con la mozione, la Statale ha dichiarato l’urgenza di un “cessate il fuoco immediato e condanna la escalation di violenza in atto a Gaza, che ha comportato la morte di decine di migliaia di civili e la distruzione della gran parte degli edifici scolastici”.
Si è trattato, tuttavia, di una decisione che non ha contemplato l’istanza di rescissione dei rapporti con l’israeliana Reichman University, reclamata dagli occupanti pro-Pal in queste settimane di protesta. La Statale, infatti, ha comunicato di voler “proseguire la collaborazione scientifica con le università straniere di ogni Paese”.
Questo è il nodo del confronto tra manifestanti e Università. Come riporta il Corriere della Sera, l’organo deputato a valutare gli accordi in essere con enti nazionali e internazionali è la commissione Atti istituzionali. Ma una delibera sul tema potrebbe arrivare solo una volta finita l’occupazione, in una condizione priva di pressioni o coercizioni esterne.
La smobilitazione dell’acampada, dunque, risponde al vincolo posto dalla commissione. Qualora non dovessero essere prese iniziative in merito ai legami con la Reichman, è probabile che l’ “intifada studentesca” torni a occupare gli spazi della Statale.