Venezia a rischio, Mose inutilizzabile entro il 2150

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Venezia e la sua laguna potrebbero essere soggette a inondazioni estreme entro il 2150. L’aumento del livello del mare e dell’abbassamento del terreno (fenomeno noto come subsidenza) potrebbero rendere inutile il Mose, la diga progettata per proteggere Venezia dalle acque alte fino a un’altezza di tre metri di differenza tra il mare aperto e la laguna, e un livello medio del mare di sessanta centimetri nel 2100.

Lo studio dell’Ingv

L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) ha coordinato una ricerca internazionale, pubblicata sulla rivista Remote Sensing, in merito alla situazione di Venezia e alla sua laguna. Elaborati sulla base delle proiezioni più aggiornate sui cambiamenti climatici dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) e sui dati geodetici, i scenari di inondazione riguardano il 2050, il 2100 e il 2150, in assenza di sistemi di protezione della laguna da livelli del mare più alti di oggi.

«Gli scenari suggeriscono che è necessario intraprendere prima possibile degli aggiornamenti alla pianificazione territoriale e ai piani di rischio da parte dei decisori politici e degli enti locali», osserva il coordinatore della ricerca Marco Anzidei, dell’Ingv.

I risultati dello studio sono da scenario distopico. «Indicano che nel peggiore dei casi il livello del mare del 2150 potrebbe aumentare fino a 3,47 metri sopra il riferimento della stazione mareografica di Punta della Salute in caso di eventi estremi di alta marea, simili a quelli avvenuti nel 1966 e più recentemente nel 2019», dicono Tommaso Alberti e Daniele Trippanera, ricercatori dell’Ingv.

«Il territorio potenzialmente sommerso entro il 2150, inoltre, raggiungerebbe i centotrentanove chilometri, con un’estensione che potrebbe arrivare a duecentoventisei chilometri quadrati (pari al sessantaquattro per cento dell’area investigata) in caso di queste acque alte eccezionali. Senza ulteriori interventi specifici Venezia sarà maggiormente esposta a fenomeni di inondazione, con un impatto significativo sulla popolazione e sul patrimonio storico», aggiungono.

 

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