Uccise il padre per difendere la mamma: assolto Alex Pompa

alex pompa

Nel giorno della violenza contro le donne, una sentenza che in Italia farà storia.
La Corte d’Appello di Torino ha infatti assolto Alex Pompa, imputato per aver ucciso il padre il 30 aprile 2020 al termine di una colluttazione con l’uomo per difendere Maria Cotoia, sua mamma.

LA DINAMICA DEI FATTI

La vittima, Giuseppe Pompa, era ossessivamente geloso di sua moglie, e al ritorno della stessa dal lavoro l’aveva assalita con urla e insulti. La furia dell’uomo era stata scatenata dall’aver visto un collega della donna metterle una mano sulla spalla nel supermercato dove Maria Cotoia lavora. Dopo una cena senza litigi, Giuseppe Pompa chiama al telefono suo fratello e per più di mezz’ora si sfoga, insultando ancora la moglie. L’aggressività dell’uomo cresce fino a spingere la moglie a chiudersi in bagno per salvarsi dalla sua rabbia esplosiva. Loris Pompa, fratello di Alex, chiede aiuto allo zio che però non interviene e in quel frangente proprio Alex vede il padre dirigersi in cucina per prendere dei coltelli. Correndo lo anticipa e afferra prima di lui le lame, colpendo trentaquattro volte l’uomo con sei coltelli diversi.

IL PROCESSO

Sin dall’inizio delle indagini emerge un quadro inquietante della famiglia Cutoia-Pompa. Da audio e messaggi appare una totale ossessività dell’uomo, geloso in maniera patologica. Nel 2016 la donna lasciò un messaggio che suonava come un avvertimento per le conseguenze future: «Oggi è il 5 dicembre del 2016. Sono stanca, mio marito mi bombarda di telefonate. Mi insulta. Se mi dovesse succedere qualcosa, sia a me che ai miei figli, è stato sicuramente lui. Chiama sia qui a casa che al telefono. Non ce la posso più fare».

Dopo la morte del padre Alex Pompa è stato indagato per omicidio volontario, processo iniziato dopo l’estate del 2020 in cui il giovane conseguì la maturità scolastica. Il giovane, lavoratore nel settore alberghiero, ha passato un anno e mezzo ai domiciliari in attesa della sentenza. Un processo difficile, complesso, in cui la legge oggettiva si è mischiata, come raramente accaduto prima, alla legge morale e alle emozioni di una vicenda che indipendentemente dall’esito segna per sempre la vita di un ventenne. L’avvocato Claudio Strata, difensore di Alex Pompa, dichiarò:

«Siamo consapevoli che non deve passare il principio che se c’è un padre violento bisogna ammazzarlo. Ma siamo certi che si sia trattato di una gravità eccezionale»

Alex Pompa
Alex Pompa con l’avvocato Claudio Strata
L’ESITO DELLA VICENDA

Il 24 novembre 2021 il verdetto: Alex Pompa viene assolto con formula piena perché il fatto non costituisce reato ed è riconosciuta la legittima difesa. Audio, messaggi, racconti dei due figli su una vita difficile, vissuta costantemente nella paura, in cui gli episodi di violenza fisica e psicologica si moltiplicavano di volta in volta: tutto ciò ha contribuito all’assoluzione del giovane. La richiesta del PM Alessandro Aghemo era di 14 anni di reclusione. Fondamentale nella vicenda il supporto legale che un imprenditore di Treviso, Paolo Fassa, ha fornito alla famiglia. Non era un amico, ha voluto fornire il proprio aiuto perché profondamente colpito dalla vicenda, ma ha preferito restare sempre nell’ombra comparendo solo in fase di emissione della sentenza per assistere al verdetto. «Avevo sentito questa storia al telegiornale – ha spiegato Fasso – ed ero rimasto impressionato dal fatto che gli insegnanti spendessero tante buone parole per lui. Così ho chiesto di parlargli. E ho avuto la conferma che è davvero un bravo ragazzo» ha dichiarato l’imprenditore ottantenne.

LE PAROLE DI ALEX E DELLA FAMIGLIA

Dopo il verdetto il ventenne è rimasto freddo, affermando: «È difficile dire cosa provo in questo momento. Per me è tutto nuovo. La felicità è una sensazione che non ricordo di aver provato. Ho bisogno di tempo, sono fatto così: ho difficoltà a far trasparire le mie emozioni». Immensa gioia espressa dalla mamma, che non è riuscita a trattenere le lacrime per la fine di un incubo durato troppi anni e vede ora una nuova prospettiva di vita,

Il fratello Loris, presente al momento della colluttazione fatale, ha invece affermato: «Noi ci abbiamo sempre creduto, sappiamo quello che abbiamo vissuto, abbiamo visto l’inferno e la morte in faccia e quando diciamo che Alex ci ha salvato la vita è perché è così». 

Alex Pompa
Alex con il fratello Loris, testimone chiave
UNA SENTENZA STORICA

Nella storia della Repubblica Italiana c’era stato solo un altro caso simile, come ribadito dall’avvocato Strata, cioè quando nel 1976 una donna vittima di violenza fisica e psicologica uccise suo marito nel sonno. Le parole dell’avvocato della famiglia, nella giornata contro la violenza sulle donne, risuonano forti e lasciando intendere che c’è bisogno di una maggiore attenzione a queste vicende: «Spero che questa decisione rappresenti un segnale forte, sia una sorta di sentenza pilota perché certamente dovrà fare in modo di evitare che queste persone restino sole e isolate. Non doveva finire in questo modo ma era una situazione dalla quale era impossibile uscire, sono usciti nel peggiore dei modi ma Alex non aveva alcuna colpa né responsabilità per quello che succedeva in quella casa».

Umberto Maria Porreca

Sono volato dalla più profonda costa Abruzzese a Milano col sogno del giornalismo sportivo nel cassetto e poche certezze nelle tasche e nella testa. Mio padre mi voleva ingegnere, ma la matematica non sarà mai il mio mestiere. Amante della musica italiana e del buon cibo da ovunque esso provenga, ho scritto per due anni per il settimanale di calcio giovanile lombardo/piemontese Sprint&Sport e ho collaborato con The Shot, testata di basket. Lo sport (parlato, non praticato) è il mio pane e la mia vita è stata profondamente influenzata da Andriy Shevchenko. Inseguo il mio sogno sulle note di Fabrizio De Andrè.

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