Studente suicida a Roma, a processo il prof che lo umiliava

Abuso di mezzi di correzione aggravato dalla morte. È l’accusa mossa contro un professore di matematica dell’Istituto Tecnico Jean Jacques Rousseau di Roma. Il docente, oggi un 68enne in pensione, andrà a processo per rispondere del proprio comportamento nei confronti di uno studente 17enne che nel 2019 si è tolto la vita. Per la procura è istigazione al suicidio. La prima udienza si terrà ad aprile in Corte d’Assise.

Inizialmente, la polizia aveva archiviato il caso. Il ragazzo aveva manifestato il proprio malessere confidando ad alcuni compagni che avrebbe compiuto quel gesto. In quel momento, nessuno ha preso seriamente le sue parole. L’indagine è stata riaperta soltanto in seguito, grazie alle testimonianze dei compagni. Dopo aver sentito gli studenti, il pubblico ministero Stefano Pizza ha formulato l’accusa contro il docente.

Secondo Rossella Di Giuseppe, preside dell’istituto all’epoca dei fatti, il professore era inadatto al ruolo, ma non aveva i poteri per licenziarlo.

Le umiliazioni in classe, poi il gesto estremo

Facciamo un passo indietro. La vicenda risale all’11 luglio del 2019, quando il 17enne che frequentava quella scuola si tolse la vita impiccandosi con una corda nel garage di casa. Di lì la constatazione che nessun genitore vorrebbe mai esser costretto a fare: il gesto, come rilevato dalle indagini, dipese dagli atteggiamenti vessatori da parte del docente. Dai rilevamenti emerse infatti che il ragazzo, pur avendo problemi di apprendimento, era preso spesso di mira dall’insegnante, che lo ridicolizzava davanti ai compagni di classe.

Canzonature, insulti, provocazioni: la situazione parve averlo debilitato psicologicamente al punto da spingerlo a chiudersi in sé stesso, rifiutando l’aiuto dei genitori. Il ragazzo, però, aveva confidato di star male ai suoi compagni di classe, accennando alla possibilità di togliersi la vita. Ma la cosa, purtroppo, non fu presa sul serio. Il pubblico ministero ha deciso di sentire tutti gli alunni, formulando poi l’accusa, convinto di avere abbastanza prove per far condannare il docente.

Le testimonianze dei compagni

I comportamenti scorretti del professore erano noti a tutti, dagli studenti agli altri insegnanti dell’istituto. «Gli mise una nota indegna – ricorda un alunno che preferisce mantenere l’anonimato – visibile a tutti nel registro di classe, il prof usò parole pesanti, scrisse che meglio di lui avrebbe fatto un bambino di 5 anni, pur sapendo che era dislessico. Lui ci rimase malissimo, credo si sentisse denigrato e discriminato. Ma io non credo che il professore si rendesse conto». Di quella nota il 17enne parlò alla classe poco prima della tragedia. «Ma sembrava una cosa superata, archiviata, invece, chissà», aggiunge.

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