A Milano nascerà una nuova figura che si occuperà del Welfare nei quartieri: il social community manager. Un’assistente sociale che avrà il compito di coordinare tutte le diverse istituzioni e realtà delle varie zone con l’obiettivo di formare un Welfare ampiamente inteso che riguardi le famiglie più in difficoltà, le persone senza dimora, i migranti, le case popolari e molti altri.
È un progetto in corso d’opera, che sta coinvolgendo le molte associazioni e gli assessorati già presenti, a volte in modo frammentato, sul territorio milanese e questa figura farà da sintesi e regia di tutte queste realtà.
Lo ha annunciato ieri l’assessore al Welfare del Comune, Lamberto Bertolè, nel corso del Forum Milano città giusta, costruiamola insieme!, che durerà fino al 2 maggio.
Assessore Bertolè, come è nato questo progetto?
Per 23 anni ho lavorato in una Cooperativa privata come operatore sociale. Di conseguenza questo tema mi sta molto a cuore. Conosco bene questo mondo e le criticità che presenta. Da ottobre scorso, sono stato nominato assessore al Welfare e questo, fin da subito, è stato uno dei principali obiettivi che voglio realizzare.
Ci parli della figura del Social community manager. Quali funzioni dovrà svolgere?
La nostra idea è quella di una figura comunale che sia esperta di tutti i servizi e delle opportunità che offre un determinato quartiere. Attualmente non mancano le risposte ai bisogni delle persone, anzi ce ne sono tantissime, spesso però non c’è collaborazione tra le istituzioni. Questa nuova figura di assistente sociale dovrà conoscere bene il quartiere, essere sempre immerso e riuscire a coordinare tutte le realtà, pubbliche e private, che agiscono in quel territorio così da poter dare risposte più immediate e efficaci ai cittadini.
Quando verrà istituita questa figura?
Non ho una tempistica precisa ma sicuramente nei prossimi mesi si concretizzerà il tutto. Noi partiremo da un’esperienza già esistente, ossia la ricetta QuBì. Un progetto messo in campo dal Comune di Milano insieme alla Fondazione Cariplo, finalizzato a contrastare il fenomeno della povertà infantile promuovendo la collaborazione tra le istituzioni pubbliche e il terzo settore. Pertanto, partiremo da qui e formeremo questa nuova figura.
Ci sarà un concorso pubblico per accedere a questo ruolo?
No, andremo a formare il personale comunale che già opera in questo campo, quello dell’assistenza sociale.
Quindi non è previsto un ampliamento dei posti di lavoro comunali?
No. O meglio, l’ampliamento dei posti comunali è già in corso. Il Comune di Milano nel suo piano di assunzione 2022 prevede già l’apertura a nuovi posti come assistenti sociali, che verranno distribuiti sul territorio. Invece, chi possiede già una certa esperienza in questo campo verrà destinato a svolgere il ruolo di Social community manager.
Che competenze richiede questo ruolo?
Capacità di coordinamento, di creare reti con il terzo settore, competenze sociali e di coinvolgimento con la popolazione che vive nel quartiere. In questo modo non saranno solo i cittadini a cercare l’aiuto del pubblico ma anche noi, come istituzione, andremo a reperirli nelle strade e nel quartiere in cui risiedono.
E in che modo pensate di andare voi da loro?
Il social community manager starà fisicamente nel quartiere. Inoltre, si organizzeranno eventi ricreativi, open day e altre iniziative per creare relazioni con la città. Non vogliamo che sia inteso come un nuovo punto di riferimento. Ogni quartiere ha già i suoi servizi sociali, i consultori, le associazioni private no profit e molto altro. Questa figura vogliamo sia capace di coordinare tutte queste realtà, cercando così di stabilire delle connessioni che siano utili alla comunità. Si tratta di un nuovo modo di organizzare i servizi presenti.
Quanti social community manager avete intenzione di istituire?
È una sperimentazione. Vogliamo partire da San Siro perché ci sembra un quartiere target fondamentale in cui le complessità sono emerse negli anni e soprattutto negli ultimi mesi. Dopo di che, in base ai risultati ottenuti, vogliamo aprire un dialogo con il terzo settore e arrivare a collocare in ogni quartiere un social community manager.