Salvatore Borsellino: «La mia speranza siete voi»

Salvatore Borsellino, fratello del magistrato, ha emozionato l’intera platea di studenti presenti all’Auditorium San Barnaba. Lì, Rete Antimafia Brescia ha organizzato il Premio Nazionale Leonessa d’Italia, che annualmente viene assegnato a donne e uomini che si sono distinti nella lotta alle mafie e nella diffusione del concetto di giustizia sociale.

“Resistenza”: l’urlo di Borsellino

Il premio è stato assegnato a Salvatore Borsellino, fratello di Paolo Borsellino, ucciso il 19 luglio 1992, nell’attentato di stampo mafioso in Via D’Amelio a Palermo. L’uomo è salito sul palco e ha spronato i ragazzi a non voltarsi dall’altra parte e a essere parte attiva nella lotta alla mafia. «Io sono soltanto una scintilla, le scintille da sole si spengono presto. Questo premio non è soltanto il mio ma è dei tanti giovani che sono nel Movimento delle Agende Rosse — spiega Salvatore Borsellino —. Adesso che la mia voce diventa sempre più debole, c’è bisogno di voi per urlare forte: “Resistenza”. Voi siete la mia speranza».

Il Movimento delle Agende Rosse prende nome dalla mai rinvenuta agenda di Paolo Borsellino. Proprio su queste pagine il magistrato nelle ultime settimane di vita annotava i contenuti delle sue indagini. L’associazione nasce su impulso proprio di Salvatore Borsellino che il 15 luglio 2007 scrisse la lettera intitolata “19 luglio 1992: una strage di Stato” ed è composta dai cittadini che chiedono di fare luce sulla strage di Via d’Amelio.

Salvatore Borsellino
I premi

Il premio, oltre il fratello del magistrato, ha insignito anche Angelo Corbo, poliziotto della scorta di Giovanni Falcone e sopravvissuto alla Strage di Capaci. Anche lui ha portato la sua esperienza in un evento che ha lo scopo di sensibilizzare i giovani alla lotta alla criminalità organizzata: «insieme possiamo domare quei demoni che abbiamo dentro di noi e si può sconfiggere la mafia». Anche Piera Aiello, testimone di giustizia che collaborò proprio con Paolo Borsellino, ha ricevuto un premio.

Alla consegna dei premi era presente anche il presidente della Rete Antimafia di Brescia, Mario Bruno Belsito, che ha sottolineato l’importanza dell’impegno civile: «non basta che solo le forze di polizia dimostrino la presenza delle organizzazioni criminali, serve la società civile». Per questo il questore Eugenio Spina si è soffermato sull’importanza dell’educazione alla legalità: «le organizzazioni criminali a Brescia ci sono e hanno varcato tutti i confini regionali. Il fenomeno mafioso è presente e diffuso, ecco perché l’attività di prevenzione e informazione tra i ragazzi per combatterlo è fondamentale».

Alla premiazione ha partecipato anche una rappresentanza del mondo dell’imprenditoria. Era presente Mauro Esposito, industriale edile torinese che messo in luce la pervasività della criminalità organizzata nei diversi ambiti. Ha sottolineato come lo Stato dovrebbe farsi parte attiva nell’arginare il fenomeno e non creando delle aree d’azione comode alla mafia: «la burocrazia crea una serie di impedimenti e difficoltà, purtroppo c’è chi sfrutta la situazione per offrire soluzioni pronte».

Le scuole

Mario Bruno Belsito, presidente della rete antimafia di Brescia, in quest’occasione lancia un’iniziativa: intitolare tutte le scuole che non abbiano un’intestazione significativa, a tutti i bambini vittime della mafia. «Il primo a cui abbiamo pensato è Nicholas Green ucciso sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria nel 1994 per errore da due manigoldi che volevano rapinare il padre».

«Hanno inventato bombe di tutti i tipi, ma c’è una bomba che non inventeranno mai: quella che distrugge l’amore. La speranza di Paolo Borsellino eravate voi e la mia speranza siete voi», con queste parole Salvatore Borsellino chiude l’evento in nome della giustizia e della legalità.

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