A distanza di cento anni, il comune di Salò (Brescia), capitale della Repubblica Sociale nata sulle ceneri del Regime Fascista, ha deciso di revocare la cittadinanza onoraria concessa a Benito Mussolini nel 1924 poco prima del delitto Matteotti, sulla scia di molte città italiane che iniziarono a riconoscere al Duce il titolo.
La cittadinanza onoraria di Mussolini
«Le idee rappresentate dalla cittadinanza onoraria a Mussolini non hanno più spazio nell’Italia e nella Salò di oggi. Non è un atto divisivo, ma una riaffermazione dei valori democratici sanciti dalla Costituzione». Commenta così la scelta il sindaco di Salò Francesco Cagnini, 29 anni e membro del Partito Democratico.
L’iniziativa nasce da una mozione presentata in consiglio comunale da Tiberio Evoli, consigliere dem di maggioranza, e approvata con dodici voti a favore, tre contrari e un’astensione. È la terza volta che il comune lombardo prova a revocare l’onorificenza al Duce, ma la prima sotto la guida di un primo cittadino di centrosinistra.
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Fino al 2024, infatti, Salò è stata governata per vent’anni dal centrodestra. Le amministrazioni precedenti non hanno mai valutato la revoca, per poi respingerla nel 2019 e nel 2020 quando a presentarla furono consiglieri di minoranza, definendo la proposta anacronistica, strumentale e inutile.
La necessità di prendere le distanze dal passato è diventata realtà con l’elezione di Cagnini, lo scorso giugno, raggiunta con oltre il 40% delle preferenze. Sintomo che i tempi erano maturi per tagliare i ponti con il passato.
Cos’era la Repubblica di Salò
La Repubblica Sociale Italiana (RSI), conosciuta anche con il nome di Repubblica di Salò, dal nome del comune lombardo dove avevano sede alcuni ministeri importanti, è stata l’ultimo tentativo del regime fascista di sopravvivere alla Seconda guerra mondiale. Ma, di fatto, fu solamente uno Stato fantoccio della Germania nazista, il disperato bisogno di Mussolini di rimanere a galla in un mondo che, ormai, era cambiato.
La Repubblica Sociale nasce in maniera travagliata. Il 25 luglio 1943, il Gran Consiglio del Fascismo, di accordi con Vittorio Emanuele III, allora Re d’Italia, depone Mussolini, segnando la fine del Regime fascista. Mussolini venne arrestato e trasferito a Campo Imperatore, sul Gran Sasso (Abruzzo).
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, con cui l’Italia dichiara la resa e sceglie di affiancarsi agli Alleati (USA, Francia, Inghilterra), lo Stato è spaccato a metà: a sud il Re, scappato a Brindisi insieme al capo del governo, il generale Badoglio; a nord di Napoli, i territori controllati dall’esercito tedesco, diventato improvvisamente nemico.
Hitler, inviando una squadra speciale di paracadutisti, libera e porta Mussolini in Germania insieme a pochi gerarchi fascisti che erano fuggiti dopo la deposizione del Duce. Sotto la protezione del Fuhrer, nasce la Repubblica Sociale, annunciato con il discorso pronunciato da Mussolini a Radio Monaco il 18 settembre 1943.
Il capo del governo, ovviamente, era il Duce, alla guida anche di un nuovo partito: il Partito fascista repubblicano (PFR), comunque fortemente ridimensionato al ruolo di braccio tedesco.
Nel gennaio del 1944, si celebrò il processo contro i traditori del 25 luglio, ovvero quei membri del Gran consiglio fascista che tradirono il regime. Vennero condannati a morte cinque gerarchi prigionieri, tra cui Galeazzo Ciano, consuocero di Mussolini. La RSI riprese la lotta a fianco dei tedeschi reprimendo in maniera brutale la Resistenza italiana.
L’avanzata angloamericana nel 1945, la Resistenza e l’insurrezione del 25 aprile sancirono la fine della Repubblica di Salò.
Membri illustri della Repubblica di Salò
Tra i cosiddetti repubblichini, figurarono anche personalità che segnarono in maniera profonda la storia italiana negli anni a venire, in tutti i campi: dalla cultura alla politica.
Dario Fo
Volontario nel Battaglione Azzurro della RSI, ma senza partecipare a combattimenti. Nel dopoguerra si avvicinò alla sinistra e divenne un drammaturgo di fama mondiale, vincendo il Premio Nobel per la Letteratura.
Ugo Tognazzi
Arruolato volontario nella RSI, ma senza un ruolo di rilievo. Dopo la guerra, divenne un’icona della commedia all’italiana.
Marcello Mastroianni
Costretto ad arruolarsi nella RSI, disertò e si nascose fino alla fine del conflitto. Dopo la guerra, si affermò come il più grande attore italiano del dopoguerra.
Giorgio Albertazzi
Ufficiale nella Legione Tagliamento, un’unità della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR). Dopo la guerra, fu arrestato e scontò alcuni anni di carcere. Divenne poi uno dei più grandi attori e registi teatrali italiani.
Raimondo Vianello
Arruolato nella RSI, finì in carcere per alcuni spettacoli comici contro i nazisti. Dopo la guerra, si affermò come comico e conduttore TV di successo, senza legami politici.
Walter Chiari
Arruolato nella RSI, senza incarichi rilevanti. Dopo la guerra, divenne un attore e comico di grande successo, evitando sempre di parlare del suo passato.
Wanda Osiris
Cantante e attrice di rivista, si esibì anche sotto la RSI senza coinvolgimento politico diretto. Nel dopoguerra continuò la sua carriera nel teatro di varietà.
Indro Montanelli
Volontario nella RSI, ma per spirito patriottico più che ideologico. Nel dopoguerra divenne una delle firme più autorevoli del giornalismo italiano, fondando Il Giornale.
Giorgio Almirante
Capo di gabinetto del Ministero della Cultura Popolare nella RSI e autore di testi di propaganda. Dopo la guerra, fu tra i fondatori e leader storico del Movimento Sociale Italiano (MSI), partito erede del fascismo.
Licio Gelli
Ufficiale della RSI, lavorò nei servizi segreti fascisti. Nel dopoguerra divenne il capo della loggia massonica P2, coinvolta in scandali politici e finanziari.