È polemica sull’assegnazione di cinque case popolari nella Capitale a nomadi. A far scoppiare il caso è stato il quotidiano romano Il Messaggero, diffondendo la notizia secondo cui la sindaca di Roma, Virginia Raggi, avrebbe pensato all’edilizia residenziale pubblica quale soluzione per il superamento dei campi rom.
Ad aprire le danze su Twitter, stamattina, la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che scrive: «Le case popolari ai nomadi. Da M5S a N5S (Nomadi a 5 stelle) il passo è breve: grazie ai grillini ai nomadi casa popolare e reddito di cittadinanza. Un gran bel vivere. Per gli italiani poveri e onesti sarà per la prossima volta».
Le fa eco il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida, che dichiara: «Molto grave che il sindaco Raggi abbia aperto ai nomadi le graduatorie per l’assegnazione delle case popolari, consegnando già i primi cinque alloggi. Non si può pensare di risolvere l’emergenza baraccopoli sacrificando ancora una volta gli italiani perbene. La Lega e il ministro Salvini fermino questo scempio».
Segue poi il consigliere di CasaPound a Ostia, Luca Marsella, che con un tweet afferma: «Ho visto sfrattare famiglie italiane, anziani ed una donna a cui è stato strappato dalle braccia il figlio disabile. Ora quelle case potrebbero finire ai rom, visto che la Raggi sta assegnando alloggi popolari a chi vive nei campi nomadi. Non bastava il reddito di cittadinanza».
Pronta la replica del Campidoglio, che con una nota precisa che l’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica «segue la normativa vigente e non è connessa, in alcun modo, con il Piano per il superamento dei campi rom. L’assegnazione avviene infatti – spiegano dal Comune – sulla base dello scorrimento delle graduatorie e dei requisiti legati a ogni domanda». E rispetto all’accusa che i nomadi abbiano una qualche corsia preferenziale, precisano che «gli alloggi vengono assegnati esclusivamente agli aventi diritto, così come regolato e previsto da apposite norme. Si tratta di una procedura valida per tutti i cittadini, senza alcun trattamento ad hoc legato alla provenienza etnica e geografica».