Rigopiano: condannato l’ex prefetto Provolo

La Corte di Cassazione si è pronunciata in merito alla valanga che il 18 gennaio 2017 si abbatté sull’Hotel Rigopiano a Farindola, in Abruzzo, uccidendo 29 persone: è stato condannato l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo. Per altre sette persone coinvolte si prospetta invece un appello bis a Perugia.

La sentenza

L’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, è stato condannato in Cassazione a un anno e otto mesi per omissione d’atti d’ufficio e falso per le carenze istituzionali che contribuirono alla morte di 29 persone che si trovavano all’Hotel Rigopiano. La vicenda però sembra non essere ancora conclusa. La Cassazione ha infatti disposto un appello bis, che questa volta si svolgerà a Perugia, per diverse figure assolte nei precedenti gradi di giudizio. Si tratta di sei dirigenti della Protezione civile dell’Abruzzo accusati di disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni plurime colpose, e dell’ex sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, perseguito per omicidio colposo aggravato e lesioni colpose aggravate.

La valanga che si abbattè sull’Hotel Rigopiano del 18 gennaio 2017 ha causato 29 vittime
La tragedia

Nelle settimane antecedenti alla tragedia, un’ondata di freddo e neve aveva colpito l’Appenino centrale. Il bollettino emesso dal servizio nazionale di Meteomont aveva indicato per il giorno 18 gennaio nella zona della Maiella e del Gran Sasso un rischio pari a 4, su una scala da 1 a 5. La neve aveva bloccato la strada che dall’albergo portava al fondovalle e, nonostante le richieste, la turbina spazzaneve non arrivò mai. Nel pomeriggio una slavina si staccò dalle pendici orientali del Gran Sasso scendendo a valle e raggiungendo l’Hotel Rigopiano. L’albergo fu spostato di almeno 10 metri verso valle. Nella struttura erano presenti 40 persone. Il primo allarme fu dato alle 17,40, ma a causa dell’incredulità da parte dei responsabili dei soccorsi della zona, le prime squadre partirono solo dopo le 19. Le operazioni di recupero terminarono il 25 gennaio con un bilancio di 29 morti.

L’iter giudiziario

Dopo la tragedia del 2017, la procura di Pescara ha aperto un’inchiesta per accertare le responsabilità nella gestione dell’emergenza e sui permessi urbanistici. A detta dei pm si trattava di una tragedia già annunciata, tra commissioni sui rischi mai istituite, allarmi sottovalutati e bonifiche preventive mai effettuate. Ma a febbraio 2023, il giudice di primo grado assolse 25 dei 30 imputati per disastro colposo suscitando la rabbia e l’indignazione dei parenti delle vittime. Fu la sentenza d’appello a segnare la svolta: il 14 febbraio 2024 arrivarono 8 condanne, tra loro anche alcuni che erano stati assolti in primo grado. Infine la corte di Cassazione, il 3 dicembre 2024, ha condannato l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, e ha disposto un ulteriore processo d’appello a Perugia per i dirigenti della protezione civile e l’ex sindaco di Farindola.

Le reazioni dei familiari

È un sollievo per i familiari delle vittime della valanga, che temevano un altro «colpo di spugna». Anche per i loro avvocati è una nota positiva ma continuano a lavorare in vista di Perugia: «ora ci aspetta un nuovo processo nel quale le responsabilità saranno rimesse in gioco con lo spettro della prescrizione».

A cura di Chiara Balzarini

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