Trovata l’intesa sull’ultimo terreno di scontro tra correnti e pezzi del Partito democratico. Dopo giorni di contrasti e malumori, alla fine il Pd ha siglato l’accordo sui tempi e sulle regole per le primarie che porteranno alla nomina del nuovo Segretario. Pur di non spaccare un partito già in crisi e reduce dal deludente risultato delle scorse elezioni, la Direzione nazionale ha siglato un compromesso, da cui tutti escono apparentemente soddisfatti ma costretti a cedere qualcosa. Via libera al voto online, ma solo in alcuni casi specifici. E slittamento delle primarie di una settimana.
Voto online e slittamento delle primarie
La Direzione nazionale del Pd ha approvato l’accordo quasi all’unanimità, con solo 9 astenuti e un voto contrario su 208 membri. L’annuncio è arrivato la sera dell’11 gennaio, ma la decisione dovrà essere ratificata il 22 gennaio dall’assemblea del partito.
In tema di regole, l’accordo rappresenta un compromesso tra sostenitori e detrattori del voto online. Le primarie si svolgeranno di persona nei gazebo, ma sarà concesso di votare per via telematica in tre casi specifici. Per “motivi di salute”, per “inabilità personale” e per “eventuali gravi motivi”. Fattispecie che saranno dettagliate in un secondo momento dalla Commissione nazionale per il congresso. Ma che sembrano riferirsi a disabili, anziani, studenti fuorisede e residenti all’estero o in località distanti dai gazebo elettorali.
Chi desidera votare online dovrà iscriversi a un apposito registro entro il 12 febbraio, due settimane prima delle primarie. Questo per evitare che basti un semplice malore dell’ultimo momento per consentire il voto da casa. Per i residenti in Italia il riconoscimento avverrà tramite lo Spid, mentre per i residenti all’estero sarà la Commissione congressuale a individuare modalità e meccanismi analoghi. La Commissione dovrà anche valutare eventuali iscrizioni anomale ed evitare che simpatizzanti dell’ultima ora approfittino del voto online per alterare l’esito della consultazione.
In tema di tempistiche, approvato lo spostamento delle primarie di una settimana, dal 19 al 26 febbraio, punto su cui tutti i candidati erano d’accordo. Questo era stato richiesto direttamente dai dirigenti dem di Lazio e Lombardia. L’obiettivo è allontanare le primarie dal 12-13 febbraio, giorni in cui si terranno le elezioni in quelle stesse regioni, così da evitare problemi organizzativi.
Pur confortato dall’intesa raggiunta, Enrico Letta si è rammaricato con i dirigenti dem. «Riusciamo a farci del male. Nel giorno in cui il governo commette il primo grande errore, quello sulle accise, la nostra discussione interna sulle regole ci ha fatto mancare un’occasione straordinaria. Potevamo fare un gol a porta vuota e non lo abbiamo fatto», ha dichiarato il Segretario uscente.
La proposta di Schlein
Il Pd aveva già concesso il voto online in altre due occasioni. Per scegliere il candidato Sindaco di Roma, dopo il Covid, e quello alla Presidenza della Regione Sicilia, su proposta dell’allora alleato Movimento 5 Stelle. Ma in quei casi il cambiamento proveniva da una richiesta unanime di tutti i candidati. Questa volta, invece, si tratta di un’idea lanciata da Elly Schlein e apertamente osteggiata da due dei suoi competitor.
L’ex Vicepresidente dell’Emilia Romagna aveva avanzato la proposta la scorsa settimana. «Il rischio maggiore è la disaffezione» – aveva dichiarato – «combattiamola ampliando gli strumenti di partecipazione». Ma presumibilmente dietro la sua richiesta risiedono precise ragioni politiche.
Schlein pensa che la modalità telematica gioverebbe alla sua candidatura. Potrebbe infatti portare al voto anche chi non è disposto a recarsi di persona ai gazebo, probabilmente in gran parte giovani e suoi sostenitori. Al contrario, a votare nei gazebo è lo “zoccolo duro”, la base più attiva del partito, ossia iscritti e simpatizzanti che presumibilmente voteranno per Bonaccini. Dopo il raggiungimento dell’intesa, esulta dunque il comitato per Schlein: «L’accordo in direzione è una vittoria per il Pd. Rompere il muro della partecipazione con primarie online è importante per definire il profilo di un partito unito, moderno e inclusivo».
Le critiche al voto online
La proposta di votare per via telematica era stata osteggiata da un altro pezzo di partito. Soprattutto da altri due candidati alla Segreteria: Stefano Bonaccini, Presidente dell’Emilia Romagna, e Paola De Micheli, Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti dal 2019 al 2021. Il quarto candidato, Gianni Cuperlo, era stato più possibilista.
Oltre alla sottaciuta volontà di ostacolare la candidatura di Schlein, i detrattori del voto online avevano avanzato precise motivazioni. La difesa delle consuetudini e delle regole, poiché lo Statuto del Pd non contempla questa modalità. La volontà di non cambiare le regole in corsa, a meno di un mese e mezzo dalle primarie. E il rispetto della trasparenza, che potrebbe venire compromessa da un voto a distanza.
Contro la votazione online si era mossa De Micheli: «Trovo lunare la discussione sul voto online alle primarie Pd. Per eleggere il nuovo Segretario dobbiamo incontrarci. Prima degli Statuti viene la nostra comunità». Di conseguenza, alla Direzione nazionale l’ex Ministra delle Infrastrutture si è astenuta: «Perché il voto online è una forzatura nel metodo, considerato che mancano solo 40 giorni, e nel merito, poiché l’eventuale trasformazione del Pd in un partito anche digitale ha bisogno di una decisione degli iscritti».
Nonostante le criticità, i detrattori del voto online hanno infine ceduto ed è stato siglato l’accordo, anche grazie all’intervento di Bonaccini. Preoccupato che la lunga discussione sulle modalità delle primarie avrebbe intaccato la credibilità del Pd di fronte agli elettori, il Presidente dell’Emilia Romagna alla fine ha accettato ciò che aveva osteggiato fino alla notte precedente. «Rischiamo di essere individuati come marziani se ci spacchiamo sulle regole. Ora invece dobbiamo parlare dei problemi dei cittadini, non delle regole interne, che peraltro avevamo già cambiato», aveva dichiarato Bonaccini.
Le primarie di partito: rinascita o morte?
Secondo il regolamento interno del Pd, le primarie avverranno in due fasi. Nella prima voteranno soltanto gli iscritti al partito, che potranno scegliere tra tutti e quattro i candidati. Una settimana dopo si svolgerà la seconda fase, un ballottaggio tra i due candidati con più preferenze al primo turno. A questa seconda votazione potranno partecipare anche i semplici simpatizzanti, previo versamento di un piccolo contributo economico.
Le primarie saranno un momento decisivo per il futuro del Pd. Il nuovo Segretario potrebbe risollevare le sorti di un partito che negli ultimi 15 anni ha perso sei milioni di voti e che nell’ultimo sondaggio di Swg viene dato al 14%. Tuttavia, le primarie potrebbero sancire non la rinascita del Pd, bensì la sua morte. Il rischio, paventato da molti, è quello di una scissione tra tronconi di partito differenti per identità e visione del Paese. Una grande responsabilità grava dunque sui militanti e simpatizzanti che sceglieranno il nuovo Segretario. Anche su quelli che voteranno online.