‘Innoviamo il presente, costruiamo il futuro’ si legge davanti ai cantieri olimpici. ‘Oltre il danno la beffa’, l’umore diffuso tra ambientalisti e abitanti delle aree di montagna quando hanno constatato che 56 opere sulle 98 necessarie per le gare olimpiche non saranno pronte per l’inizio dei Giochi. A meno di due mesi dall’inizio delle Olimpiadi e Paraolimpiadi di Milano-Cortina 2026, si iniziano a tirare le somme. Poco più di un terzo dei lavori (il 36%) sarà concluso in tempo per l’inizio della competizione. In Veneto la situazione più critica: sette opere su venticinque sono ancora in fase di progettazione.
LA SITUAZIONE IN VENETO
Sono passati sei anni da quando il Comitato Internazionale Olimpico ha preferito Milano-Cortina a Stoccolma per i Giochi Olimpici Invernali 2026. Già allora, da più parti dell’opinione pubblica, emersero perplessità: il maxi-progetto Milano-Cortina sarà davvero completato in tempo per l’inizio dei Giochi?

Ad oggi, a meno di due mesi dalla data cerchiata in rosso sul calendario e con la fiamma olimpica già in viaggio per l’Italia, sono decine i cantieri ancora aperti. Una manciata – tra infrastrutture e impianti sportivi – le opere completate. A rendere noti numeri, problemi e ritardi dei cantieri olimpici è un documento diffuso dall’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili): prendendo a riferimento il solo Veneto, tre opere su venticinque sono concluse, sette ancora in fase di progettazione. A questo, vanno aggiunte le 105 licenze ancora da appaltare, in attesa di finanziamenti o ancora da progettare, i lavori di adeguamento dell’accessibilità all’Arena di Verona (costo dell’opera 20 milioni, a fronte di un completamento previsto nel 2027) e il problema parcheggi: non più di 1.400 i posti auto accessibili a Cortina d’Ampezzo per i 5 mila residenti e gli oltre 50 mila letti per i turisti.
Una fotografia ben distante dalle dichiarazioni entusiaste rilasciate dagli organizzatori di Fondazione Milano Cortina e dalla società pubblica Simico.
«Milano-Cortina si rivela il pretesto per l’ennesima cementificazione – ha dichiarato Luigi Casanova, presidente di Mountain WIlderness, durante un’intervista rilasciata a La Repubblica -. Solo il 13% degli oltre 3 miliardi spesi sono giustificati dallo sport. In Veneto i Giochi lasceranno opere inutili, o finanziate e non realizzate». E i cartelli ‘Innoviamo il presente, costruiamo il futuro’ davanti ai cantieri olimpici, appaiono agli abitanti come l’ennesima beffa.

IL BUSINESS DEI CINQUE CERCHI
Il giro d’affari che ruota intorno all’organizzazione dei Giochi Olimpici, secondo le analisi effettuate da Open Olimpics sui report pubblicati dal ministero delle Infrastrutture, Rfi e Simico, si aggira intorno ai 3,54 miliardi di euro distribuiti in 98 opere.
«Dei 98 interventi – si legge nel report di Open Olympics di dicembre 2025 -, 31 sono classificati come essenziali allo svolgimento dei Giochi, mentre 67 rientrano nella categoria legacy, ovvero infrastrutture permanenti destinate ai territori. La vera asimmetria, però, è economica: il 13% della spesa riguarda le opere essenziali; ben l’87% finanzia la legacy, soprattutto interventi stradali o ferroviari (45 su 67). Per ogni euro destinato alle opere indispensabili ai Giochi, se ne spendono 6,6 per opere di legacy».

A destare la preoccupazione è però lo stato di avanzamento dei lavori: 16 opere risultano concluse, 51 in esecuzione, 3 in gara e 28 ancora in progettazione. «Solo 42 hanno una data di fine lavori collocata prima dell’inizio dei Giochi. Significa che il 57% degli interventi sarà completato dopo l’evento, con l’ultimo cantiere previsto nel 2033».
Tra i residenti nelle aree interessate dai siti delle competizioni e gli ambientalisti aleggia anche il tema dell’impatto ambientale. Qual è l’impronta di CO2 lasciata da ogni singola opera? Fondazione Milano Cortina non diffonde questo genere di dati, limitandosi al solo valore complessivo (un milione di tonnellate di CO2 per l’intero ciclo dell’evento) stimato nel 2024. «Come se tutte le persone che abitano a Milano facessero un volo Roma – New York andata e ritorno».
IL NODO ECONOMICO E LE QUESTIONI DEI SUBAPPALTI
Altre questioni aperte e che al momento non trovano risposte riguardano l’esistenza o meno di piano sanitario unico (al momento ogni regione coinvolta ha un proprio piano), la trasparenza economica e la gestione dei subappalti.
Ma è una questione, più di tutte, a restare senza risposta: cosa succederà quando i Giochi saranno conclusi e l’attenzione pubblica e mediatica sarà spostata altrove? Chi garantirà che le opere di legacy vengano effettivamente destinate alla restituzione di valore alla collettività?
A cura di Martina Carioni