L’ombra della violenza sui minori si allarga sempre di più in Italia, disegnando un quadro anno dopo anno più inquietante. L’ultimo rapporto di Terre des Hommes – una rete di 11 organizzazioni nazionali impegnate nella difesa dei diritti dei bambini – non lascia spazio a interpretazioni. Il numero di reati a danno dei più piccoli non solo continua a crescere, ma segna anche un nuovo drammatico record.
Se nel 2021 avevamo assistito al superamento della soglia dei 6 mila casi, nel 2022 si è arrivati a un totale di 6.857. Questi dati, raccolti dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale, accendono un faro sulla realtà che molti minori vivono ogni giorno. Spesso all’interno delle proprie mura domestiche. Il Dossier “Indifesa”, pubblicato da Terre des Hommes, apre così una finestra su un problema che sembra aggravarsi con il passare degli anni. Soprattutto pensando all’incremento del 34% nell’arco dell’ultimo decennio, su scala nazionale.
Un fenomeno preoccupante
Non a caso la cronaca delle ultime settimane si è concentrata sulle storie di minori che, in tutta Italia, hanno subito abusi da parte dei familiari. Come la vicenda del ragazzo minacciato dai genitori perché omosessuale: «Tu vuoi essere una donna, adesso ti abbassi i pantaloni e mi mostri cos’hai lì sotto». O, ancora, quella di una giovane di Como, costretta dalla madre a una dieta ristrettiva perché ritenuta «troppo grassa».
Anche il territorio milanese non è esente da questi tipi di violenze. Le segnalazioni di maltrattamenti in famiglia ai danni di minori, infatti, sono all’ordine del giorno e crescono drasticamente. Oltre 800 in un anno, più di due ogni 24 ore, che arrivano all’Ufficio del Garante per l’infanzia e l’adolescenza lombardo. Un numero allarmante se lo si rapporta a quelli degli anni precedenti: erano state 263 quelle del 2021 e “solo” 172 nel 2020.
La difesa dei minori
Ma se, da un lato, il milanese è teatro di questo tragico aumento, dall’altro esistono numerose realtà che si attivano per aiutare fisicamente e psicologicamente le giovani vittime degli abusi. Una di questa è l’Associazione CAF, il Centro Aiuto Minori e Famiglie, attiva a Milano e in Lombardia. Fondata nel 1979, è la prima organizzazione nata sul territorio a difesa dei diritti dei minori. «Da dopo il Covid c’è stata una forte pressione rispetto al disagio dei più giovani. In particolare i nostri coordinatori ci segnalano richieste di inserimento quotidiane. Quasi due al giorno. È tantissimo» spiega Emanuela Angelini, Responsabile Comunicazione e Raccolta Fondi dell’associazione.
Ogni bambino e ogni ragazzo deve sapere che è titolare di diritti.
Per celebrare la Giornata Mondiale dei Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza vi invitiamo a leggere la Convenzione Onu approvata il 20 novembre 1989.
👉 https://t.co/cXCe3vDVJI pic.twitter.com/WNEH3Pw3yy— Associazione CAF (@associazionecaf) November 20, 2023
Prima della sua fondazione, l’Italia era molto indietro in questo campo. «I bambini che venivano allontanati dalle famiglie finivano tutti, indistintamente, nei grandi orfanotrofi – prosegue Angelini – Non importava il motivo che li aveva condotti lontani dalla famiglia, che fosse la semplice indigenza o ragioni di maltrattamento e abusi. I primi, una volta che il gap veniva colmato, crescevano poi come degli adulti normali. Gli altri, invece, si portavano dentro dei traumi durante la crescita. E, a loro volta, diventavano adulti maltrattanti e abusanti verso i loro figli. Ci voleva quindi un trattamento specifico per quella specifica categoria di minori. Da qui è nata Caf».
Il maltrattamento psicologico
L’associazione ha a sua disposizione diverse strutture per accogliere i minori. «Noi gestiamo cinque comunità residenziali: per bambini e ragazzi dai 3 ai 18 anni, fino ai neomaggiorenni che vengono ospitati in un alloggio autonomo» prosegue Angelini. Per un totale di quasi 70 giovani ospiti. I ragazzi vivono lì 365 giorni l’anno, con una equipe di educatori che turnano sette giorni su sette per occuparsi di loro. E sono supportati da una squadra di psicologi, psicoterapeuti, neuropsichiatri infantili, pedagogisti professionisti. Nei 45 anni di attività, l’associazione ha accolto oltre mille minori e, come ricorda Emanuela Angelini, molti di questi hanno subito maltrattamenti psicologici.
Come nei casi di cronaca a cui si è accennato, quando si parla di maltrattamento sui minori non si fa riferimento solo a quello fisico o sessuale. Esistono infatti diversi tipi di violenza. La più trascurata e, forse, la più frequente è quella psicologica. Come si legge nell’Indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti in Italia, pubblicato dal Cismai, il maltrattamento psicologico «è caratterizzato da ripetute e continue pressioni emotive, ricatti affettivi, indifferenza, rifiuto, denigrazione e svalutazioni che danneggiano o inibiscono lo sviluppo di competenze cognitivo-emotive fondamentali».
Il problema è a monte
Spesso queste dinamiche di prevaricazione dei genitori sui figli scaturiscono, in realtà, da una crisi di coppia. Lo conferma Riccardo Bettiga, Garante per l’infanzia e l’adolescenza della regione Lombardia, secondo cui «le questioni più complesse, di norma, scaturiscono da situazioni particolarmente difficili generate dalle separazioni conflittuali dei genitori. Queste causano l’inevitabile affido dei minori coinvolti – da parte dell’Autorità Giudiziaria – ai servizi sociali territorialmente competenti».
Anche Emanuela Angelini, dall’Associazione Caf, conferma che il fenomeno del maltrattamento psicologico è dilagante tra i genitori in crisi: «È frequente avere, nei nostri centri, bambini che vengono da famiglie in cui c’è un rapporto conflittuale tra i genitori. E i figli sono costretti a subirne le ripercussioni. Non subiscono violenze direttamente, ma psicologicamente. Ed è molto danneggiante, come se la subissero in prima persona». L’allontanamento dal nucleo familiare diventa quindi necessario. E qui subentra l’associazione Caf: «Accogliamo molti minori per i quali è stato definito che le loro famiglie non erano più un luogo sicuro per poter proseguire nel loro percorso di crescita – sottolinea Emanuela Angelini – Per loro è stato necessario un allontanamento temporaneo e un collocamento presso una struttura adatta ad aiutarli e supportarli nella cura di quelle che sono le ferite profonde che il maltrattamento porta su questi ragazzi».
Da vittime a carnefici
Ma per trovare un antidoto al problema delle violenze sui minori è necessario indagare sui trascorsi personali dei genitori. Cosa accade nella loro testa quando maltrattano i propri figli? Il fenomeno, che pur rimane ancora molto sommerso, affonda le sue radici nel retaggio familiare di ciascun genitore.
Una reazione a catena che si tramanda di generazione in generazione: «Quasi sempre, i genitori che maltrattano i figli a loro volta hanno subito violenze. Sono stati bambini maltrattati, umiliati, violentati e non visti da nessuno. Questo loro malessere, che si sono portati dentro e che li ha trasformati, lo riversano nei loro figli in maniera inconsapevole – spiega Emanuela Angelino – Quando ci troviamo di fronte a questi genitori, dopo un po’ di lavoro, esce inevitabilmente la loro storia. E per noi è importante ricostruirla, capire perché sono arrivati a comportarsi così. Il nostro scopo – conclude – è spezzare questa catena di dolore intergenerazionale che caratterizza alcune famiglie e che trasforma le vittime in carnefici».