Nel corso della notte tra giovedì e venerdì, circa 200 agenti della squadra mobile e dei carabinieri di Foggia sono stati impegnati nell’arresto di 30 persone indagate a vario titolo per associazione di stampo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco e tentato omicidio.
L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, è stata denominata Decimazione perché è la decima, in ordine di tempo, delle operazioni antimafia messa in campo dalla Dda di Bari nel foggiano. Le indagini hanno portato alla luce la contrapposizione tra le due associazioni mafiose egemoni sul territorio (i Sinesi-Francavilla e i Moretti-Pellegrino-Lanza) e il loro ruolo all’interno della Società Foggiana, il più ampio gruppo mafioso che opera nella provincia di Foggia.
Le indagini svolte nel corso delle operazioni Decimazione e Corona hanno permesso di comprendere non solo le dinamiche interne della Società Foggiana ma anche il livello di infiltrazione dell’associazione nel tessuto socio-economico pugliese. L’esistenza e l’operatività di questa organizzazione mafiosa era stata resa nota nel 2016 con una sentenza del Tribunale di Bari che metteva in relazione i crimini commessi con l’art. 416 bis. La Società Foggiana ha una forte connotazione familiare ed è suddivisa in “batterie”, gruppi che volte sono in contrapposizione tra loro.
Uno dei settori di maggiore interesse è rappresentato dalle estorsioni, realizzate nei confronti della maggior parte degli operatori economici della città di Foggia: dalle agenzie funebri ai gestori di slot machine, passando per gli esercizi commerciali e gli imprenditori edili.
Coinvolta anche la società calcistica del Foggia e quella delle corse dei cavalli per favorire un giro di scommesse illegali. Un’altra fonte di guadagno è poi costituita dal traffico e dallo spaccio di stupefacenti.
Il giudice per le indagini preliminari ha dichiarato che «la Società Foggiana è riuscita a inquinare tutti i gangli vitali della vita sociale, economica, amministrativa di Foggia» e che «l’attività d’indagine ha evidenziato uno stato di omertà assoluta. Lo si rileva anche dal dato numerico delle denunce, che dimostra chiaramente un limitatissimo apporto all’accertamento di reati commessi in danno dei cittadini rispetto all’elevatissima percentuale di ipotesi che vengono colte durante le attività tecniche e investigative in corso».
(e.f.)