Il deputato della Lega Simone Billi, originario di Firenze, ha organizzato un convegno rivelatosi anti-aborto, a Palazzo Montecitorio. Durante l’evento, che si è svolto il 24 gennaio, due ricercatori hanno presentato la prima pubblicazione del Centro studi Machiavelli. Si tratta di un’associazione di promozione sociale fondata nel 2017 proprio nel capoluogo toscano, con lo scopo di “promuovere i valori tradizionali”. A conferma di queste idee, il saggio presentato alla Camera titolava “Biopoetica, breve critica filosofica all’aborto e all’eutanasia”.
Le dichiarazioni scioccanti
Nel corso della presentazione, i relatori hanno espresso chiaramente alcuni concetti, parlando di “tramonto dei valori”. «L’aborto non è mai giusto e non è un diritto. Anche nei casi più tragici, nei dilemmi morali più strazianti, come quelli di stupro, non è mai giusto», sostengono i due studiosi Marco Malaguti e Maria Alessandra Varrone. E aggiungono: «Nulla toglie che questo bambino venga poi dato in adozione. Nulla toglie che questa madre possa portare avanti la sua vita con lui. Questo però non l’autorizza a ucciderlo». Queste sono solo alcune delle considerazioni emerse nel corso della conferenza, in cui è stata perfino messa in discussione la legge 194 del 1978.
Cosa dice la legge?
La legge sull’aborto rappresenta In Italia un baluardo che descrive con chiarezza tutte le procedure da seguire in caso di richiesta di interruzione di gravidanza. In particolare, nella norma è specificato che la procedura possa svolgersi «entro i primi novanta giorni di gestazione». Inoltre, nell’art. 4, sono enunciate differenti circostanze che tutelano la donna che voglia abortire. Tra queste, si fa riferimento alla salute fisica o psichica della donna e alle sue condizioni economiche, sociali o familiari. Al giorno d’oggi però, si tratta di una possibilità che è particolarmente ostacolata, per esempio, dalla grande presenza di obiettori di coscienza nel territorio italiano.
Nel 2022 è stata pubblicata un’indagine, “Mai Dati, Dati aperti (sulla 194) – Perché ci servono e perché ci servono per scegliere”. La ricerca evidenzia come in Italia siano 72 gli ospedali che hanno tra l’80 e il 100% di obiettori di coscienza. Mentre sono 31, tra ospedali e consultori, le strutture sanitarie in Italia in cui non c’è nessuno che garantisca alle donne la possibilità di abortire.
Lo scontro politico
Il partito di Salvini chiede di distinguere tra relatori e organizzatori dell’evento. «La Lega, da sempre, si è battuta per la libertà di espressione delle donne. Personalmente credo nella libertà di scelta e, soprattutto, le donne vittime di violenza non possono essere utilizzate e strumentalizzate» chiarisce Billi sui social. Anche il Centro Machiavelli è costretto a intervenire. Prendendo le distanze, il presidente Daniele Scalea, moderatore dell’incontro, ha dichiarato infatti la sua contrarietà a rivedere la legge 194 in senso restrittivo.
Nel frattempo, le opposizioni vanno all’attacco: «L’aborto è un diritto sancito dalla legge, con buona pace degli esponenti leghisti», scrive su X la senatrice del Partito Democratico Ylenia Zambito. E la capogruppo dem a Montecitorio, Chiara Braga, sottolinea: «Non vi permetteremo di fare dell’Italia un paese del Medioevo e della barbarie civile e umana. L’aborto è un diritto anche per le vostre compagne, anche per le vostre figlie. È inaccettabile che venga negato in Parlamento e da un partito di governo. Meloni, da donna, cosa dice?»