L’Istat nel 2018 ha registrato una crescita dell’1,2% dei prezzi al consumo, replicando così la dinamica del 2017. Confermate anche le stime preliminari sull’inflazione, stabile a +0,7%. Nello specifico il tasso di inflazione a dicembre scende all’1,1%, in rallentamento rispetto all’1,6% di novembre. Mentre, sempre nel mese di dicembre 2018, l’istituto stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, diminuisca dello 0,1% rispetto al mese precedente.
L’Istat ha rivisto al ribasso le stime sull’andamento dei prezzi del carrello della spesa. Infatti, per i prodotti di largo consumo, la crescita dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona da +0,9% di novembre si porta a +0,7%. Nell’intero anno i rincari medi di questi acquisti sono dell’1,2%, in linea con il tasso di inflazione generale del 2018 e in frenata rispetto al +1,5% del 2017. I rincari dei prezzi hanno colpito soprattutto le famiglie meno abbienti nel 2018, secondo un’analisi dell’Istat sull’indice Ipca. Nella media dell’anno, per il 20% delle famiglie con la minore capacità di spesa, l’inflazione ha segnato un’accelerazione rispetto ai valori del 2017 fino all’1,5% (era +1,4% l’anno precedente), mentre quella relativa al 20% delle famiglie più abbienti è scesa a +1,1% dall’1,3%. Si è ampliata così di 3 decimi di punto percentuale il differenziale inflazionistico tra i due gruppi.
L’Unione nazionale consumatori bolla come “negativi” i dati Istat sul fatturato e gli ordinativi dell’industria a novembre 2018 e parla di “recessione ormai dietro l’angolo”. Secondo uno studio dell’associazione, se si confrontano i dati dei primi 11 mesi del 2018 con quelli medio pre-crisi del 2007, il fatturato totale è sceso del 37,1% e quello interno è crollato del 43,6%. Gli ordinativi totali sono calati in 11 anni del 31,6% e quelli interni del 40,6%. «Il campanello d’allarme suona per il mercato interno: rispetto ad un anno fa, il fatturato scende dello 0,4% e gli ordinativi precipitano del 4,4%», afferma il presidente dell’Unc, Massimiliano Dona, commentando i dati di novembre. «Per tornare ai valori pre-crisi serviranno secoli, visto che il Paese peggiora invece di migliorare» conclude Dona.