Caos in circonvallazione, bellissime modelle alte 1 metro e 80 taglia 42 che ci camminano davanti, dietro e di lato sul marciapiede. Fotografi con le macchine appese al collo che si dilettano a realizzare scatti a personaggi conosciuti (non sempre). Abiti variopinti, pittoreschi e assolutamente fuori dalle righe (il più delle volte) e non solo in passerella. Questa è la settimana della moda, puntuale come un orologio svizzero e ormai ci siamo anche quasi abituati.
Sfilate tecnologiche o standard, performance che regalano qualcosa in più agli spettatori e feste, dove si gusta un mediocre prosecco, a cui partecipano le business woman della nostra generazione: le influencer.
Ma al di là di tutto questo mondo, noioso o magico che sia a seconda dei gusti, questa volta c’è una novità fresca e interessante. La rivista Harper’s Bazaar, storica rivale di Vogue, ha lanciato la sua prima edizione digitale italiana.
Un po’ di storia
Harper’s Bazar (con una a) venne fondata nel 1867 da Fletcher Harper della società Harper&Brothers. Si trasformò in un mensile nel 1901 e l’editore statunitense William Randolph Hearst l’acquistò nel 1912. Il nome rimase lo stesso fino a che nel 1929 non venne aggiunta la seconda “a”.
La rivista occupò per molto tempo un posto di rilievo nell’illustrazione di moda, indimenticabili sono infatti le copertine realizzate da Erté, l’illustratore russo che collaborò con la testata dal 1915 al 1938.
Ma nel 1922 il posto sul piedistallo venne riservato ad Adolf De Meyer, fotografo che Hearst riuscì a strappare alla rivale Vogue.
Nell’arco dei decenni la rivista non rimase indifferente alle correnti artistiche del tempo quali cubismo, modernismo, espressionismo o futurismo. Infatti alcuni dei pittori più influenti del ‘900 come Marc Chagall, Jean Cocteau o Salvador Dalì, diedero il loro contributo artistico alle pagine del mensile. Negli anni ’50 il cambiamento: la fotografia divenne l’unico mezzo per immortalare la moda, grande protagonista.
Tra i nomi più importanti pubblicati sulle pagine di Harper’s ci furono Helmut Newton, Richard Avedon, Patrick Demarchelier, Man Ray, Steven Meisel e tanti altri.
Aria di novità digitale
Alan Prada, di recente nominato anche Editor in Chief nella rivista maschile Esquire, è a capo di questa nuova bellissima esperienza in cui Hearst si è lanciata.
Il nuovo direttore colleziona già un determinante successo grazie alla formula digital first che ha visto la luce con il lancio di Esquire. Il primo approccio degli italiani sarà quindi quello online tramite social e La Bazaar TV, un contenitore di video esclusivi e immersivi su moda, viaggi, esperienze e la vita di personalità di rilievo nel jet set italiano.
«Non proporremo pura moda ma entertainment» Alan Prada.
Harper’s Bazaar è un fiore che sboccia e non a caso il primo post pubblicato dall’account instagram altro non è che un video time-lapse in cui una serie di fiori di bellissimi colori sbocciano su uno sfondo nero, anonimo, ma che ne evidenzia la bellezza.