20 anni fa, l’11 dicembre 2003, il Senato approva in Italia il decreto legge sulla PMA, ovvero la procreazione medicalmente assistita.
Nella versione originaria della legge, le disposizioni erano chiare ed estremamente ristrette. La fecondazione assistita era permessa esclusivamente alle coppie di sesso diverso, coniugate o di fatto, con problemi di infertilità o sterilità certificati dal medico ed era vietata la procedura eterologa, in cui lo sperma o l’ovulo non appartengono a uno dei genitori, ma bensì a un donatore esterno.
Inoltre, agli embrioni prodotti, nel numero massimo di tre, venivano riconosciuti i diritti di un soggetto giuridico non appena impiantati.
L’evoluzione della Legge 40 nel corso degli anni
Carlo Flamigni, deceduto nel 2020 e riconosciuto come un luminare della medicina in tema di riproduzione, definì la legge inapplicabile e dopo la sua approvazione, dichiarò di essere pronto ad autodenunciarsi per il mancato rispetto delle disposizioni.
Appena un anno dopo, nel 2005, viene indetto anche un referendum popolare per l’abrogazione dei divieti, in cui però non fu raggiunto il quorum.
Solo in seguito ai numerosi ricorsi effettuati nei tribunali civili, la legge ha subito una serie di modiche attraverso le sentenze della Corte Costituzionale.
Al fine di tutelare la salute della donna, una prima sentenza nel 2009 ha stabilito che fosse il medico, d’accordo con la coppia, a decidere quanti ovuli inseminare, con la possibilità di congelarli ed utilizzarli in un secondo momento se il primo impianto fosse stato inefficace o la coppia avesse voluto altri figli.
Un’altra storica sentenza, nel 2014, ha abrogato il divieto di fecondazione eterologa che paradossalmente impediva alle coppie con assoluta infertilità (totale assenza di ovuli o spermatozoi) di procedere alle cure.
L’impennata negli ultimi dieci anni: +73%
Secondo i dati contenuti nel Rapporto sull’andamento delle nascite realizzato dall’Ufficio Statistica del Ministero della Salute, l’uso delle procedure di fecondazione assistita è salito del 73% dal 2012 al 2022. in cui ogni 100 gravidanze ci sono stati 3,7 parti con PMA.
L’indagine è stata condotta su 359 punti nascita e rileva che nel 2022, ogni 100 gravidanze ci sono stati 3,7 parti con PMA. Sono in particolare le donne con scolarità medio-alta a richiedere il trattamento e il 18% ha oltre 40 anni.
Inoltre, su quasi 15 mila casi, più del 25% delle gravidanze con PMA è stata effettuata in Lombardia, il 10% in Lazio e l’8% in Campania. Seguono percentuali minori nelle altre regioni.
La Fecondazione in vitro si conferma essere la procedura più utilizzata. In particolare, nel 2022 nel 47,8% delle fecondazioni assistite hanno utilizzato la FIVET (fecondazione in vitro con trasferimento di embrioni in utero). L’ICSI (fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo) è stato impiegato nel 35% dei casi. Solo nel 2,8% è stato usato il trattamento farmacologico.
Da gennaio omologa gratis, per l’eterologa circa 1.500 euro
Ad oggi le liste d’attesa per eseguire una procedura di fecondazione assistita sono lunghissime. Per questo motivo, moltissime coppie si rivolgono al privato arrivando a spendere dai 3.500 ai 7.000 euro per una fecondazione omologa e dai 5.000 ai 9.000 euro per una eterologa.
Da gennaio, però, il ministro della Salute Orazio Schillaci al convegno “Natalità: work in progress” ha sottolineato che la procedura omologa sarà gratuita. Per l’eterologa il costo del ticket verrà stabilito dalle singole regioni e potrà essere intorno ai 1.500 euro.
A cura di Cosimo Mazzotta