È stato trovato un donatore di midollo osseo per il piccolo Alessandro Maria Montresor, il bambino di un anno e mezzo affetto da una rara malattia genetica. Il donatore, non italiano, è però disponibile solo da metà gennaio. La tempistica è dunque incompatibile con la malattia del bambino, che richiede un trapianto il prima possibile.
Nel frattempo continua la ricerca di nuovi donatori per il piccolo nato a Londra, figlio di due italiani che lavorano nella capitale inglese. In attesa dell’arrivo di un midollo compatibile, i genitori fanno sapere tramite social che il Great Ormond Street Hospital, in accordo con il professore Locatelli, direttore del dipartimento di Oncoematologia Pediatrica, terapia Cellulare e Genetica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, ha accordato il permesso di trasferire il bambino nel nostro Paese per delle cure sperimentali, ovvero un trapianto da genitore.
Numeri dall’Admo e il caso di Alessandro
Linfoisticiocitosi Emofagocita. È questa la malattia di Alessandro che colpisce solo lo 0,002% delle persone. Le priva della perforina, la proteina che consente al sistema immunitario di identificare e combattere virus. A metà ottobre, con un post Facebook, quello del piccolo Montresor è diventato un caso che ha interessato tutta la penisola in una catena solidale con iniziative in piazza insieme all’Admo, Associazione donatori di midollo osseo.
In tutta Italia sono state tantissime le persone che si sono sottoposte ai prelievi di sangue e quindi alla tipizzazione per essere iscritti nel registro mondiale. Solo alla prima iniziativa in piazza Sraffa a Milano, secondo quanto dichiara Giuseppe Saponara, presidente dell’Admo Lombardia, sono stati effettuati prelievi a 584 persone in tre giorni. Se tanti si sono dimostrati disponibili alla donazione di midollo, altrettanti si sono tirati indietro quando hanno saputo che la tipizzazione avviene a livello universale e non è dunque ristretta soltanto al caso del piccolo Alessandro.
Secondo i dati forniti dal Registro italiano donatori midollo osseo, nel 2017 sono state iscritte almeno 3572 persone a livello nazionale. I potenziali donatori possono essere contattati in qualsiasi momento da parte dell’associazione. Per ognuno degli iscritti c’è la possibilità di tirarsi indietro, sebbene un no da parte di una persona in lista possa rappresentare un’illusione per chi aspetta un trapianto.
«E’ possibile che un paziente detti l’agenda del trapianto quando c’è un accordo con i medici e le associazioni. – fa sapere un volontario di Admo Lombardia – Se si tratta di una donatrice, è possibile che abbia partorito e per legge non può donare fino al primo anno di vita del suo bambino. Ovviamente si consulta la cartella clinica del paziente e si conosce tutta la sua storia. Si cerca di arrivare alla soluzione migliore per tutti. Le notizie che circolano, soprattutto nel caso di Alessandro, non sono mai precise perché per via della privacy nessuno può davvero conoscere l’identità della persona scelta. Anche i genitori non conoscono nel dettaglio cosa può aver determinato la decisione di effettuare il trapianto a gennaio e adesso la loro preoccupazione è quella di trovare il prima possibile un donatore. Soltanto i medici sanno davvero per quali motivi bisognerebbe aspettare altri due mesi e le informazioni che arrivano all’Admo, soprattutto trattandosi di un minore, sono molto abbozzate. Non è possibile però che un paziente considerato idoneo dia disponibilità seguendo dei criteri che non sono quelli clinici», ha concluso.
(gm)