Don Winslow alla IULM: «Non si può capire il crime americano senza i classici e il jazz»

Don Winslow torna in Italia dopo 10 anni e ha scelto l’Università IULM per farlo. Lo scrittore americano, autore della celebre Trilogia del Cartello, ha presentato il suo ultimo romanzo Città in Rovine (HarperCollins, 2024) che chiude la saga crime del suo protagonista Danny Ryan e, forse, anche la grande carriera dello scrittore.

Dopo i saluti istituzionali del Rettore Gianni Canova, hanno moderato l’incontro il giornalista Massimo Rota, e i docenti della IULM Gianni Sibilla, Ilenia De Bernardis e Filippo Pennacchio. Un evento dal titolo Don Winslow e le Macerie d’America, organizzato da IULM e Associazione culturale Blue Velvet in collaborazione con HarperCollins Italia.

La letteratura dei classici e il jazz

Un grande romanzo crime si basa su due cose: i grandi classici e la musica jazz. Parola di Don Winslow. Lo scrittore americano ha parlato del suo processo creativo, elogiando la grandezza della letteratura greca e latina. Il modello per Danny Ryan, il protagonista membro della mafia irlandese e ora magnate dei casinò di Las Vegas, è nient’altro che Enea. Come l’eroe virgiliano, Danny Ryan, nel primo romanzo, è un soldato, nel secondo un esule che fugge in California e, in Città in Rovine, costruisce un impero a Las Vegas.

Altro cardine è Shakespeare con i suoi cinque atti della tragedia, la struttura portante di ogni grande opera narrativa secondo Winslow. Prerogativa non solo sua, ma anche di un caposaldo della letteratura crime, Il Padrino di Mario Puzo che ha come modello l’Enrico IV dell’autore inglese.

In un crime d’eccezione sono però importanti ritmo e atmosfera. E per Don Winslow «il crime americano non può essere capito senza il jazz». Il jazz è digressione, poliritmia, progressione armonica irregolare e creativa. Lo stesso è un buon romanzo crime. I dialoghi devono avere la loro musicalità come se fossero un assolo di tromba di Miles Davis oppure il fraseggiare del sassofono di John Coltrane.

Città in Rovine, l’ultimo libro di Don Winslow.
L’impegno politico dello scrittore

Lo scrittore non deve essere obbligatoriamente attivo politicamente. L’unico vero obbligo è quello di «scrivere bene». L’impegno civile deve emergere solo se l’autore lo sente necessario. E per Winslow lo è stato nel caso della Trilogia del Cartello. Lo scrittore americano ha acceso i riflettori sulla violenza del narcotraffico e dei cartelli messicani. Come detto da lui stesso, «la violenza della sua prima trilogia era necessaria per raccontare un fenomeno reale. Non voglio però paragonarmi ai 300 giornalisti uccisi dalla criminalità messicana nel corso del tempo, il loro è stato un lavoro diverso».

Don Winslow durante la presentazione in IULM.

Il Messico rimane un tema fondamentale per Winslow, soprattutto alla luce delle dichiarazioni di Trump sui migranti messicani, definiti più volte «animali». «Affermazioni da bullo bianco di periferia. E per zittire un bullo c’è bisogno di un pugno dritto in faccia. Quanto meno metaforicamente», ha commentato lo scrittore.

Bisogna ricostruire l’America dalle macerie, come suggerisce il titolo dell’incontro stesso, ma tutto dipenderà dal prossimo novembre quando gli americani saranno chiamati alle urne. E Winslow non ha dubbi, l’unica chance per ripartire è che non vinca Trump.

Fine della carriera?

Città in Rovine è stato annunciato da Winslow come il suo ultimo romanzo. «Non le mancherà la routine dello scrittore?», chiedono i moderatori. «Sì, scrivere è una dipendenza (ride). Servirebbe un trattamento obbligatorio in 12 passi. Del tipo, dovresti passare dal voler scrivere un romanzo a un racconto breve, fino ad arrivare a una barzelletta e poi niente, basta».

«Il mio primo libro è uscito nel 1991, pensate, avevo ancora i capelli. Non credo però che abbandonerò definitivamente la scrittura, ma la mia idea è quella di smettere di pubblicare, che è una cosa diversa», ha poi proseguito Winslow.

Insomma, lo scrittore americano non sembra voler fare a meno della letteratura, magari meglio se fuori da logiche di mercato. È difficile mollare la presa, soprattutto dopo una vita On the Edge of Town, come la canzone di Bruce Springsteen (Darkness On the Edge of Town) che ha citato e definito come la più grande canzone mai scritta. «Al bordo della città» con uno sguardo su criminali, ultimi e reietti, le star della letteratura Noir.

Ettore Saladini

Laureato in Relazioni Internazionali e Sicurezza alla LUISS di Roma con un semestre in Israele alla Reichman University (Tel Aviv). Mi interesso di politica internazionale, terrorismo, politica interna e cultura. Nel mio Gotha ci sono gli Strokes, Calcutta, Martin Eden, Tondelli, Moshe Dayan, Jung e Wes Anderson. In futuro mi vedo come giornalista televisivo.

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