Il comizio di Zingaretti: cronache da un mondo in sparizione

Arrivo al comizio di Zingaretti poco prima che inizi, mentre parlano i rappresentanti locali. Mentre guardavo Stasera Italia su Rete 4 sento Veronica Gentili dire “In diretta dalla festa dell’Unità di Cecina” (dove mi trovo in vacanza), allora mi scatta la voglia di assistere a un evento unico. Si, è un evento unico davvero. Uno dei locali, anziano, ringrazia Zingaretti perchè “Lei è il primo segretario PD a far visita alla nostra festa dell’Unità”. Di solito i leader politici sono confinati in una piccola aria periferica, invece per l’occasione è stato anche sospeso il Dancing, si ferma il ballo liscio anche se l’età del pubblico resta la solita (alta). Carabinieri a coppie di due, telecamere dietro il pubblico e giornalisti ai lati, coi portatili accesi. Parla il sindaco di Cecina, che ricorda le recenti vittorie locali del PD, che a quanto pare in zona è vivo e vegeto. D’altronde siamo in una regione rossa (?). Parla di sicurezza, ma finisce che l’applauso lo strappa solo parlando dell’inciviltà di chi “lascia morire i bambini in mare”: come a ricordare quali sono i temi caldi della sinistra di oggi, anche se poi a applaudire ci sono principalmente anziani. I più giovani quasi non capiscono cosa sta accadendo, restano solo i bambini troppo piccoli per stare da soli.

Sale Zingaretti, ringrazia i volontari e parte con l’unica parola chiara che ha detto in questi giorni: “Unità, unità, unità!”. Mi chiedo se il giornale sia ancora in edicola o no, di quanto tempo sia passato. Continua: ” Se oggi abbiamo Salvini e Di Maio che governano… ” (ok, è ancora lui, perennemente in ritardo sugli eventi). Dal vivo però è più energico, meno morfinomane.

“Hanno usato un caso di immigrati ogni 2-3 mesi (in realtà solo Salvini ne posta 2-3 al giorno, ndr) per sviare l’attenzione dai problemi reali del paese, che coi migranti non c’entrano nulla” Condivisibile. Gli attacchi sono verso la Lega, il Movimento 5 Stelle viene criticato ma solo per interposta persona: “Quelli che hanno vinto il 4 marzo”,” la coalizione populista”. Si nota lo stile consumato di uno che le feste di partito le frequenta da tutta la vita, dell’uomo nato e cresciuto nel partito, ormai fuori tempo massimo. Attacca Salvini per razzismo verso Mahmood, il vincitore di Sanremo, giusto per ricordare come la sinistra sbagli proprio nel vedere razzismo anche quando non c’è.

https://www.facebook.com/salviniofficial/posts/10156400414608155/

Se è razzismo questo. Alla fine una parola chiara su come gestire la crisi non la dice mai, e infatti in questi giorni la palla l’ha presa in mano Renzi. Zingaretti sembrava voler spingere subito sul tasto del voto, forse nella speranza di affossare il Movimento e restaurare una parvenza di bipolarismo, della serie “almeno arriviamo secondi”. Non me lo invento io, guardatevi Zingaretti che lo dice, a crisi di governo aperta:  accanto al sempreverde richiamo all’unità (suo vero pallino) eccolo che invoca l’aiuto di Matteo Renzi per vincere le elezioni (min 1:22, altrimenti cadete in coma). Insomma, non gli chiedeva di aiutarlo a trovare un’alternativa di governo, nè diceva, come fa ora, di voler aspettare a esporsi per rispetto delle prerogative del Presidente della Repubblica (sempre buone per prendere tempo e darsi un appeal da “responsabile”).

https://www.facebook.com/nicolazingaretti/posts/10157334517744034?__tn__=-R

Basta leggere il post per capire che adesso la linea dell’intransigenza verso i Cinque Stelle è del tutto rimessa in discussione. Insomma, non serve un genio per capire che alla fine è Renzi ad aver guidato il pallino in questa crisi, ad aver influenzato non solo le posizioni dentro il PD, ma anche quelle al di fuori, visto anche quante volte Salvini e Di Maio lo hanno nominato in questi giorni.

Poi continua, attaccando sempre la Lega. Se la prende con un paese dove il 14% sono evasori fiscali, mentre la Lega pensa a chi ha di più. Un paese dove bisogna investire sulla scuola (“loro non ne parleranno mai”). Lamenta problemi reali, anche con una certa verve: “in questo paese la scala sociale è tornata al primo dopoguerra, un figlio di un operaio ha quattro volte la possibilità di abbandonare la scuola rispetto al figlio di un ceto abbiente”. Discorsi sensati, ma l’energia che tira fuori qua Zingaretti non riesce mai a trasmetterla attraverso il sistema mediatico, dove sembra fuori luogo, spesso anche imbarazzato. E dove non parla chiaro, un vizio che ha in comune con Bersani e che, tra i tanti difetti della nuova politica, i due Mattei non hanno. Infatti il comizio si chiude senza trattare dei possibili sbocchi della crisi di governo, quello che alla fine interessava a tutti.

Zingaretti risulta davvero efficace solo una volta. Quando, inveendo contro la flat tax, ricorda che siamo il paese di Don Milani, che diceva: “Non c’è cosa più iniqua che dividere in modo uguale tra diseguali”. Scroscio di applausi, anche io sento qualcosa che mi si smuove dentro. Forse però è solo la nostalgia per un mondo, fatto anche di partecipazione, che ho visto da piccolo e che, giusto o sbagliato che sia, non c’è più.

Lucio Valentini

29 anni, giornalista praticante presso il master Iulm. Laurea triennale in Economia, magistrale in Scienze politiche. Stage al Sussidiario.net, con cui saltuariamente collaboro. Mi occupo di economia, politica, musica in particolare di elettronica e rap.

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