Covid, 9 marzo 2025: 5 anni fa l’Italia entrava ufficialmente in lockdown

Era il 9 marzo 2020, un lunedì, quando l’allora presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, annunciava l’ingresso dell’Italia nella fase di lockdown a causa della dichiarazione dell’OMS di pandemia da Coronavirus e dell’impennata di decessi. Le vite degli italiani subiscono, per la prima volta nella storia, un cambiamento drastico sintetizzabile nella frase «io resto a casa».

La dichiarazione di Giuseppe Conte

Con tono istituzionale Giuseppe Conte comunicava, in diretta televisiva alle 21 del 9 marzo 2020, l’ingresso del Paese in lockdown. «Sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare con l’espressione “io resto a casa”» esordì Conte. «Non ci sarà più una zona rossa, non ci sarà più la zona uno e la zona due della penisola. Ci sarà l’Italia, un’Italia zona protetta» disse l’allora presidente del Consiglio.

La mobilità lungo il Paese, non motivata e non strettamente necessaria, viene vietata e viene consentita solamente in tre casi specifici: «Gli spostamenti saranno consentiti solamente in caso di comprovate ragioni di lavoro, casi di necessità e motivi di salute».

Vengono inoltre vietati gli assembramenti all’aperto: «Aggiungiamo anche un divieto di assembramento in locali all’aperto, non ci possiamo più permettere queste occasioni di aggregazione che diventano occasioni di contagio».

57 giorni di chiusura totale

La fase di lockdown durò 57 giorni: dal 9 marzo 2020 al 4 maggio dello stesso anno. Nonostante il Paese si sia fermato per meno di due mesi, a causa del cambiamento repentino delle abitudini di ciascun italiano, il periodo percepito è stato di gran lunga superiore alla reale durata del provvedimento.

Il lockdown come unica soluzione

La pandemia di Coronavirus ha causato, solo in Italia, quasi 200.000 morti: esattamente 198.693 (dato è aggiornato al 10 gennaio 2025 dal Lab24 del Sole 24 ore). Il periodo di lockdown è stato, quindi, necessario in quanto istituito in una delle fasi di maggior diffusione del virus.

 «Io sono stato sempre abbastanza critico non tanto sul fatto di aver chiuso in quel momento l’Italia, perché allora era l’unica soluzione, ma per avere mantenuto il lockdown per troppo tempo» ha spiegato spiega all’Adnkronos l’infettivologo Matteo Bassetti.

L’infettivologo Matteo Bassetti

 «Il problema non fu all’inizio, ci siamo svegliati con un virus nuovo che faceva casi e vittime e si doveva intervenire, ma dopo in una fase successiva dell’emergenza si è continuato con le chiusure e obblighi, come la Dad per le scuole o le mascherine sempre o dove mangiare e a che ora, sono state esagerate» ha continuato Bassetti.

«Il 9 marzo però il lockdown era l’unica cosa da fare, il giudizio sui primi tre mesi deve vederci concordi perché alcune scelte impopolari andavano prese. Sul dopo invece alcune decisioni non sono state corrette. Questo doveva essere il compito della Commissione parlamentare d’inchiesta e non altro» ha concluso l’infettivologo.

Glenda Veronica Matrecano

Classe 2000. Milanese. Laureata in Comunicazione, Media e Pubblicità all'Università IULM. "Curiosa, solare e tenace", così mi descrive chi mi conosce. Mi appassionano, soprattutto, la cronaca e l'attualità ma anche tutte quelle tematiche che sono in grado di accendere il dibattito pubblico. Tra le tante, ho un'aspirazione che supera le altre: diventare giornalista televisiva.

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