Il Fondo interbarcario per la tutela dei depositi (Fidt), maggiore azionista di Banca Carige, ha bocciato l’offerta non vincolante avanzata da Bper per rilevare la banca ligure, tallone d’achille del sistema bancario italiano insieme a Mps. La proposta prevedeva che il Fitd iniettasse preventivamente 1 miliardo di euro per ricapitalizzare banca Carige a fronte della cifra simbolica di 1 euro messa sul piatto da parte della modenese che le consentirebbe di rilevare l’80% del capitale in mano al Fondo interbancario più l’8,3% di Cassa Centrale Banca. Un film già visto quando proprio quest’ultima aveva tentato l’acquisizione, tirandosi poi indietro.
La ricapitalizzazione, certo non indolore per il sistema bancario, è funzionale a conferire alla ligure le risorse necessarie per coprire l’integrazione in Bper ottenendo i livelli di dotazione patrimoniale richiesti dal mercato nonché a favorire azioni di derisking sui crediti. Una mossa che è piaciuta al mercato e che ha portato il titolo ligure a eguagliare i livelli precedenti il forte calo dovuto agli stress test del 2021. Euforia anche per il titolo emiliano che ha subito un’impennata alla presentazione dell’offerta.
Fitd ha rispedito l’offerta al mittente
Al closing Bper lancerebbe un’opa obbligatoria per un corrispettivo unitario pari a 0,8 euro per azione sul restante capitale della target. Tuttavia il Fitd non ha messo mano al portafoglio a causa delle stringenti condizioni imposte lato buy side, e ha rispedito l’offerta al mittente poiché “la manifestazione di interesse – si legge nel comunicato ufficiale del consorzio – allo stato, in particolare, per quanto riguarda il livello di ricapitalizzazione richiesto per Carige, non risulta conforme alle previsioni statutarie relative agli interventi del tipo in questione”. Lo statuto prevede infatti che gli interventi non possano superare complessivamente, in ciascuno esercizio, l’importo determinato nella misura del 50% delle contribuzioni versate nell’anno precedente.
C’è ancora speranza
I titoli in borsa sono scesi dopo il rally dell’ultima settimana ma i tifosi del terzo polo bancario sono sereni dato che il “no grazie” non è definitivo. Infatti il Fitd sottolinea che l’offerta “presenta termini e condizioni da approfondire” ed Equita Sim stima che il fondo potrebbe arrivare a contribuire con 650-700 milioni di euro che sommati alla conversione di 320 milioni di bonus fiscali Dta potrebbero consentire la copertura dei costi di integrazione.
Il corteggiamento continua
Nonostante il rifiuto quindi Bper continua a corteggiare Carige e si dichiara disponibile a discutere nuovamente le condizioni dell’offerta ma solo in un regime di esclusiva e in tempi ragionevoli. Il CdA modenese sottolinea inoltre che raggiungere un accordo è nell’interesse di entrambe le parti, per Bper l’operazione consentirebbe un aumento di oltre il 20 % dell’utile per azione anche a seguito delle modifiche apportate all’offerta e porterebbe alla creazione di un gruppo che avrebbe un indice di solidità (Cet1) di oltre il 13% e una percentuale di crediti inesigibili (Npe Ratio) sotto il 5%.
Secondo un calcolo di Barclays a fronte di un eventuale esborso del Fitd di 600 milioni, le banche che dovrebbero sobbarcarsi i costi maggiori sono Intesa Sanpaolo con 132 milioni di euro e Unicredit con 58 milioni. Bisognerà pertanto attendere per vedere se ci sarà anche il loro sostegno per uscire da Genova.