Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, ha lasciato l’incarico. Mercoledì ha consegnato la lettera di dimissioni al ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. In questi giorni il suo nome è circolato negli ambienti politici per le voci che lo vorrebbero come “federatore” del centro- sinistra. L’ex dirigente ha concesso un’intervista al Corriere della Sera per chiarire le sue intenzioni.
“Non scendo in campo”
La prima domanda è se Ernesto Ruffini ha intenzione di entrare in politica. La risposta è un secco no. «Non condivido il chiacchiericcio che scambia la politica per un gioco di società, le idee per etichette e il senso civico per una scaletta di potere. Non scendo e non salgo da nessuna parte». Il suo mandato sarebbe durato solamente un altro anno, ha proseguito, spiegando che tornerà a fare l’avvocato con la voglia di parlare di bene comune e senso civico. L’ex direttore ha detto che c’è un contesto cambiato rispetto a quando ha assunto l’incarico e anche rispetto a quando ha deciso di rimanere. Sul piatto della bilancia, ha continuato, il peso che ha portato finora è più grande di quello che ha provato abbandonando il ruolo.
Gli attriti con il Governo
Nell’intervista Ruffini non si è lasciato sfuggire l’opportunità di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Ha confermato che in questa legislatura non sono mancate le critiche verso l’operato dell’Agenzia. «Non mi era mai capitato di vedere pubblici funzionari essere additati come estorsori di un pizzo di Stato. Oppure di sentire che l’Agenzia delle Entrate tiene in ostaggio le famiglie, come fosse un sequestratore». Ruffini ha ammonito che se si demonizza il fisco si colpisce il cuore dello Stato, chiarendo che a danneggiare i cittadini onesti sono gli evasori.
Riflessioni sul suo mandato
Ruffini si è detto orgoglioso di aver diminuito il tasso di evasione del 30% e al record di entrate che ha superato i 31 miliardi. «A volte sembra che contrastare gli evasori sia una colpa e ci si preoccupi più di questo che degli ospedali che chiudono, delle scuole che non hanno fondi o della carenza di servizi perché le risorse sono insufficienti».
Durante la direzione di Ruffini il fisco ha subito una digitalizzazione rapida tra cui il 730 precompilato e l’obbligo di fattura elettronica.
Reazioni politiche
Non sono mancate le reazioni degli esponenti politici. «La campagna della stampa che l’ha indotto a questo gesto ci deve far riflettere: un’amministrazione statale dedita al bene comune non ha bisogno di yes man, ha bisogno di gente competente e preparata che crede nelle istituzioni e le difende col proprio lavoro» ha dichiarato Maurizio Lupi di Noi Moderati.
Diverso il tono della Lega: «A Ruffini auguriamo le migliori fortune, ma ben lontano dai portafogli degli italiani». Il presidente del Senato Ignazio La Russa, impegnato alla festa di Fratelli d’Italia di Atreju, ha detto che l’ex direttore ha fatto bene a dire quello che pensa. «Io non so se abbia detto bene, ma se pensa quello perché non dirlo».
Il deputato dem Enzo Amendola ha elogiato l’operato di Ruffini: «Il senso delle istituzioni è come il coraggio. Uno ce l’ha, mica può darselo. Lo dimostrano gli anni al servizio dello Stato e la lotta all’evasione nel segno dell’equità».
A cura di Sara Maria Pagano