«Ecco come sono stata promossa al primo appello del nuovo test di medicina». A parlare è Claudia, studentessa di Milano, rientrata in quel ristrettissimo 10% di ragazze e ragazzi che hanno superato tutte e tre le prove del primo appello. Ci ha pensato lei a darci una panoramica su quello che è lo stato emotivo dei candidati al semestre filtro, che sognano un futuro nella medicina e che hanno trovato in questa esperienza un grande ostacolo.
«Il livello di ansia e stress che ti dà questa prova è molto alto». «Molti si sentono al buio, e si rassegnano per questo». «Anche iniziare così, senza avere la sensazione di star frequentando l’università, non è il massimo». Il sentimento comune alla stragrande maggioranza degli studenti che, per accedere alla facoltà di medicina, hanno frequentato il nuovo semestre filtro è sostanzialmente questo. Lo svolgimento della prima prova, tenutasi il 20 novembre, ha lasciato non pochi strascichi. Polemiche, delusione e frustrazione tra i ragazzi, ma anche proteste e minacce di ricorsi di massa. E il secondo appello, che si è svolto il 10 dicembre, non ha fatto altro che accentuare il disagio. Tanto che il governo sta valutando di dare la possibilità anche a chi non ha passato tutti e tre gli esami (Biologia, Chimica e Fisica, ndr) di entrare nella graduatoria che verrà pubblicata a gennaio, e che assegnerà i circa 20mila posti disponibili in tutta Italia.
«È la naturale evoluzione di una riforma che deve aspettare di arrivare a tutte le fasi di attuazione» ha commentato il Ministro dell’Università e della Ricerca Bernini, nel contesto della kermesse di Atreju durante la quale è stata soggetta a forti contestazioni da parte degli studenti presenti.
MEDICINA, TRA SOGNI E OSTACOLI

«Sogno di studiare medicina da quando andavo alle scuole medie». Inizia così il racconto di Claudia, che prosegue poi analizzando le diverse problematiche affrontate dagli oltre 50mila candidati al semestre filtro. «Il problema più grande è stato che si trattasse di programmi troppo grandi da studiare in tre mesi. Mi sono dovuta impegnare molto» ha confessato la studentessa. Anche il limite di 48 ore per accettare i voti del primo appello ha causato non pochi grattacapi ai candidati. Gli studenti hanno dovuto scegliere in due giorni se mantenere gli esiti della prima prova, o se provare a migliorarli nel secondo appello, rinunciando però all’eventuale idoneità già ottenuta. «Secondo me sarebbe stato più sensato poter sostenere entrambi gli appelli, conservando la valutazione più alta tra le due», ha commentato la giovane, sottolineando il rischio di «perdere un anno nonostante tutto lo studio svolto».
«Oggi (10 dicembre, ndr) alcuni miei amici hanno svolto il secondo appello, e hanno trovato la prova di Fisica addirittura più difficile di quella del primo esame», questo il suo responso sulla seconda giornata di test. Coloro che non riusciranno a entrare in graduatoria affronteranno certamente una situazione non semplice. Il principale ostacolo in entrambe le prove, il già citato test di Fisica, ha generato polemiche. Non solo per i contenuti della prova, ma anche per quelli delle lezioni. «Alcuni argomenti potevano essere tralasciati perché non hanno niente a che vedere con la medicina». Claudia esprime anche il suo dispiacere per quei ragazzi che, nel loro percorso da medici, saranno ostacolati per questo motivo. E sulla possibilità di ritentare il test il prossimo anno dichiara: «capisco chi deciderà di non riprovarci, perché il livello di ansia e stress che ti dà questa prova è molto alto».
UN PERCORSO ANCORA PIÙ SELETTIVO
La sensazione, insomma, è che la riforma del MUR rischi di rendere l’accesso a medicina ancora più selettivo: il contrario di quanto si era prefissato il Ministero. «È vero che non c’è più la parte di cultura generale, che era la più tagliente del vecchio test», premette la studentessa. Per poi precisare come, trattandosi della prima sperimentazione di questo sistema, in molti si sentano «al buio, e si rassegnano per questo».
Numerose le critiche riguardo il nuovo semestre filtro anche da parte dei professori, che hanno definito la prova troppo pesante per essere sostenuta in un solo giorno. Gli studenti hanno infatti identificato uno dei principali problemi nella gestione del tempo durante i test. «Dall’apertura della busta avevamo 40 minuti per sostenere la prova, con 15 minuti di pausa tra un test e l’altro» ha raccontato Claudia. In realtà, ha specificato, tra la consegna dell’esame e la distribuzione di quella successiva «forse ci siamo fermati per 5 minuti».
I SOGNI NON SI FERMANO
Tutto ciò non è bastato però a fermare i sogni di Claudia. Quando le abbiamo chiesto quanto fosse importante per lei aiutare il prossimo, quasi si è commossa. «Diventare medico per me sarebbe una vittoria, vorrei essere un punto di riferimento per le persone che ho vicino, sapere di poterle aiutare». Una dedizione, una voglia di raggiungere il suo obiettivo che non conosce confini. Ideologici, ma neanche territoriali, dato che la giovane sarebbe disposta ad accettare di trasferirsi in tutta Italia pur di riuscire in ciò che si è prefissata. «Anche per questo temo di perdere la mia possibilità» ha concluso Claudia, confessando di sperare che «quando usciranno le graduatorie a gennaio, sarà andato tutto bene».
A cura di Vito Lotito