Si torna a parlare di terzo mandato. Lunedì 19 maggio il Consiglio dei Ministri ha impugnato la legge promossa dal Trentino, anche per i presidenti delle regioni autonome. A dare lo scossone definitivo il partito della Lega. Si dilaga la crepa nel governo. Da una parte il ministro dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini, che con tutto il suo gruppo vota contro l’impugnazione. Dall’altra parte la proposta di Fratelli d’Italia che promuove il passaggio della legge alla Corte Costituzionale. Ciò che emerge è che fra le stesse regioni non esiste, per ora, una posizione unitaria. A dimostrarlo è il fatto che il documento non è ancora stato condiviso, proprio perché si parla solo di un ulteriore approfondimento.
La premier
Molti dei governatori regionali il 20 maggio si trovavano al Festival delle Regioni a Venezia. Appuntamento saltato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni a causa di un’influenza. Per questo motivo l’incontro tra la premier e il presidente della conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, è slittato al 22 maggio. Un dialogo molto atteso, soprattutto dopo la lettera inviata dai presidenti al Governo lo stesso 20 maggio.
Oltre alla grande confusione che ruota attorno al terzo mandato, il problema vero è la posizione di Meloni. Infatti, la premier non si è ancora esposta definitivamente riguardo alla legge trentina. E la sua assenza al festival, più che un’influenza stagionale, è stata definita «una malattia diplomatica» dai governatori. D’altronde, tra il partito di Meloni e il presidente trentino Maurizio Fugatti non corre buon sangue, già dal suo secondo mandato.
La lettera
Dopo al caos di lunedì in Consiglio dei Ministri, dove esponenti della stessa maggioranza non si sono trovati d’accordo, i governatori hanno cercato di rimediare. La prima mossa è stata la riconsegna, da parte degli assessori leghisti e forzisti, delle loro deleghe a Fedriga. La seconda è stata l’invio di una lettera dai toni dialoganti, con l’obiettivo di riaprire una possibilità.
Proprio per questo nel testo il terzo mandato viene trattato alla fine. Ciò che preme ai governatori è di evidenziare le responsabilità che assumono sotto diversi punti di vista. A questo proposito è intervenuto anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che auspica a una discussione serena. Niente personalismi, solo rendere più efficaci le funzioni di coordinamento dei territori. In sostanza, i governatori vorrebbero l’elezione diretta di presidenti e consigli provinciali.
La spaccatura nel governo
Toni blandi per i presidenti regionali, ma non si può dire lo stesso per Matteo Salvini. La diatriba nella maggioranza l’ha accesa e la sta portando avanti il partito del vicepremier. D’altronde, Salvini non potrebbe mai bocciare una proposta di Fugatti che appartiene proprio al suo gruppo. Ma la Lega è, ovviamente, all’interno della maggioranza governativa. Ecco perché, quindi, le tensioni.
La partita si gioca tra Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega. Se da una parte Salvini dichiara che le contestazioni fanno riferimento a «questioni locali», dall’altra parte i forzisti si sono considerati contrari fin dal principio. Mentre per i meloniani la questione si aprirebbe e si chiuderebbe in Trentino, forse è per questo che la premier non si espone.