Il marito, Mohamed Koraichi, era già militante dell’Isis quando nel 2015 decidono insieme di partire da Bulciago, un paese di duemila anime in provincia di Lecco. Un lunghissimo viaggio in auto che li porta fino al nord della Siria, nel cuore del neonato Califfato. Con loro anche i tre figli di 2, 4 e 6 anni.
Oggi 11 aprile Alice Brignoli, 42 anni, ha ricevuto una condanna a 4 anni di detenzione per associazione a delinquere con finalità di terrorismo. Durante il processo, svolto con rito abbreviato, la Procura di Milano aveva richiesto una pena di cinque anni.
L’arresto e il legame coi figli
A fine settembre 2020 gli sforzi degli agenti italiani avevano condotto le ricerche all’interno del campo profughi curdo di Al-hawl, nel nord della Siria. Tra le 40mila persone residenti i Ros individuano la foreign fighter italiana e i suoi quattro figli – l’ultimo genito è nato in Siria – che, una volta condotti fuori dal campo, vengono rimpatriati in Italia. Qui per la donna si aprono le porte del carcere mentre i figli, minorenni, passano in affidamento alla casa famiglia in cui tuttora risiedono.
«Sono una persona diversa rispetto a come mi descrivono – ha dichiarato spontaneamente l’imputata, pochi attimi prima che il Gup si ritirasse in camera di consiglio per definire la sentenza – non ho mai avuto intenzione di fare soffrire i miei figli e vorrei ripartire da capo con loro se mi venisse data la possibilità di farlo». Per Alberto Nobili, magistrato a capo del pool dell’antiterrorismo milanese, l’epilogo della vicenda è un riconoscimento del buon lavoro investigativo svolto dai carabinieri del Ros. Il Pm conclude «Alice Brignoli ci ha ringraziato, si è resa conto di quanto sia stato importante il ritorno in Italia per la sua vita e per il futuro dei suoi figli. Nel campo da cui provenivano parlare di futuro è davvero complicato».