L’11 settembre 2001, gli attentati di Madrid nel 2004 e la bomba nella metropolitana di Londra nel 2005. Nel frattempo il continuo della guerra in Afghanistan e in Iraq fino all’uccisione nel maggio 2011 di Osama Bin Laden, il fondatore e leader di Al-Qaeda, l’organizzazione terroristica di matrice fondamentalista islamica organizzatrice di tutti gli attentati elencati sopra.
Un lungo silenzio è calato su Al-Qaeda in questi ultimi otto anni, anche perché nel frattempo è salito alla ribalta lo Stato Islamico, il califfato di Abu Bakr al-Baghdadi nuovo nemico giurato degli Usa e dell’Occidente cristiano, autore dell’attentato alla sede di Charlie Hebdo, della strage del Bataclan e dei camion lanciati sulla folla a Berlino, Nizza, Londra e Barcellona. Questi infatti i principali attacchi terroristici in Europa, rivendicati dall’Isis, dal 2014 ad oggi.
Eppure il quadro geopolitico mondiale oggi sembrerebbe rassicurante. Al-Qaeda è scomparsa dai radar mentre l’Isis sta cadendo, giorno dopo giorno, durante i conflitti in Siria e in Iraq.
Ma secondo il Rapporto “Terrorismo, criminalità e contrabbando”, presentato oggi alla Camera dalla Fondazione Icsa (Intelligence Culture and Strategic Analysis), in Medio Oriente ci sono tutti i presupposti per una convergenza tra Al-Qaeda e Isis, volta a ricostituire un nuovo Califfato islamico. L’attuale, lenta, caduta dell’Isis «sembra aver restituito una nuova vitalità ad al-Qaeda» si legge nel documento. «Dopo anni di contrapposizione tra le due organizzazioni, il tentativo ora è di riacquisire la leadership della jihad globale riconducendola sotto linee guida unitarie».
In questo contesto, rileva il Rapporto, «Al-Qaeda tornerebbe a rappresentare la ‘mente operativa’, mentre le cellule dell’Isis il suo braccio armato». Guardando infine anche la scena criminale italiana, il dossier evidenzia intrecci di interessi tra la criminalità organizzata e i gruppi jihadisti. In particolare le rotte delle migrazioni; occasione per contrabbandare tabacchi, droga, armi e jihadisti clandestini.