«Un accordo politico tra tutti, fermare i litigi per un comitato di salvezza nazionale e poi il voto»; non sono andate giù queste dichiarazioni di Matteo Salvini alla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che ha risposto stizzita all’ex Ministro dell’Interno in un’intervista al Corriere della Sera.
«È una proposta incomprensibile – ha replicato – Che peraltro Salvini ha fatto a Pd e M5s prima di sottoporla a noi, i suoi alleati. Mi sembra un modo alquanto strano di tenere i rapporti nella propria coalizione».
Mario Draghi «Why not?»
Una proposta inaspettata quella del leader del Carroccio a cui è seguita un’apertura ancora più decisa dell’ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e numero 2 della Lega, Giancarlo Giorgetti, che in un’intervista a La Stampa ha espresso un velato consenso ad un esecutivo guidato dall’ex Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi: «Le personalità non mancano, per esempio qualcuno attualmente disoccupato che gode di prestigio, ha fatto bene in Europa e così via. Why not? ». Una prospettiva però, quella di un Governo Draghi, che non accende l’entusiasmo degli alleati della coalizione di centrodestra: «Se Draghi vuole fare il premier si candidi, e se vince farà il premier. Qualunque altra ipotesi per me non esiste.» ha tuonato Giorgia Meloni, che forte dell’ultimo sondaggio realizzato da Index Research per Piazza Pulita, che vede il suo partito vicino al 10%, non ha nessuna intenzione di attenuare la sua opposizione a esecutivi «nati in laboratorio.»
Stoccata a Salvini
Resta comunque, dal partito nato dopo lo scioglimento del Popolo della Libertà, la disponibilità a valutare le proposte del governo giallorosso: «Se la maggioranza propone provvedimenti condivisibili, noi non abbiamo problemi»- ha ribadito Meloni, che però non crede ad un’intesa con Pd e 5 Stelle: «Sulle grandi materie, come si può pensare che ci si trovi tutti d’accordo?». Giorgia Meloni ha lanciato anche una stoccata a Matteo Salvini: «Lanciando questo sasso nel campo di Agramante, forse voleva solo togliersi l’etichetta di sfasciatutto.»
Tensione quindi tra due dei leader della coalizione di centrodestra che guardano con interesse anche alle Elezioni regionali, che si terranno in Emilia-Romagna il 26 gennaio 2020, che potrebbero modificare in modo sostanziale le dinamiche di governo.