Ancora nulla di fatto riguardo alla decisione del governo sulla Tav, la linea ferroviaria ad alta velocità che dovrebbe collegare Torino con la città francese di Lione.
Il 5 marzo si è tenuto un vertice a Palazzo Chigi alla presenza del premier Giuseppe Conte, dei suoi due vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini e del ministro dei Trasporti e Infrastrutture Danilo Toninelli, proprio per discutere del progetto. Esito della riunione è però, ancora una volta, il nessun accordo trovato tra le due forze di governo, che resistono e restano sulle loro posizioni inconciliabili: a favore la Lega di Salvini, contrari i Cinque Stelle di Di Maio.
«Rispetto le posizioni di Lega e M5s – ha detto il Presidente del Consiglio Conte – ma sarò garante che queste posizioni pregiudiziali non pesino sul tavolo. Mi batterò perché non sia trascurato alcun aspetto per una decisione corretta. Stiamo valutando se l’opera sia nell’interesse nazionale».
Lo stesso Conte, intercettato all’uscita dalla riunione di oggi, ha comunque rassicurato: «Siamo in dirittura d’arrivo. Oggi c’è stata la prima riunione politica, abbiamo iniziato l’analisi costi benefici. Domani (mercoledì 6 marzo, ndr) alle 20,30 faremo una riunione con i tecnici che proseguirà ad oltranza. Credo in una decisione entro venerdì. Il governo non rischia».
Sul tema è intervenuto anche il neo-segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti: «Se al governo non sono capaci si dimettano. Questa è l’arroganza di una maggioranza parlamentare che per gestire il potere non vuole ammettere di non essere portatrice di una visione del futuro dell’Italia. Ci sta rendendo ridicoli e paghiamo un costo enorme come sistema Paese».
Tra l’altro, se entro l’11 marzo prossimo non dovesse arrivare il semaforo verde sulla Tav, l’Italia rischia anche di dover restituire i finanziamenti ricevuti dalla Unione Europea, a partire da una prima tranche di 300 milioni.