Superbowl NFL: Tom Brady è The Goat, Buccaneers in paradiso

Brady

GOAT. 

Great Of All Time. Si tratta di un acronimo che nel mondo dello sport sta ad indicare il più grande di sempre in una determinata disciplina. Nel basket è sfida a due tra Lebron James Michael Jordan, nel calcio duello eterno Messi-Maradona, nella Formula 1 stallo alla messicana tra Hamilton, Schumacher e Senna, nell’hockey su ghiaccio è solo e soltanto Wayne Greztky.

Nel football americano GOAT risponde al nome di un solo giocatore: Thomas Edward Patrick Brady Jr., altresì noto come Tom Brady. Nella notte appena trascorsa, a 43 anni, ha trascinato i Tampa Bay Buccaneers al trionfo sui Kansas City Chief del nuovo Dominatore Patrick Mahomes (qui i dettagli del suo nuovo contratto, il più ricco mai firmato), vincitori lo scorso anno, per 31-9.

brady
Brady, The Goat

Una vittoria arrivata al termine di un match largamente dominato dalla franchigia della Florida. Un trionfo costruito su un asse che nello sport americano è sinonimo di leggenda ed emozioni: Brady-Gronkowski. Il duo è stato la colonna portante, assieme all’allenatore Bill Belichick, dei trionfi dei New England Patriots, vincitori di sei titoli in poco meno di vent’anni. Il trio si è spaccato nel 2018, quando Gronkowski, con grande sincerità ammise di volersi ritirare a soli 27 anni per preservare il fisico e dedicarsi ad altre sue passioni, come il cinema. L’anno successivo Brady ha lasciato Boston ed è approdato ai Buccaneers. Proprio allora il duo si è riformato: Rob Gronkowski è tornato per accompagnare l’amico in quello che potrebbe essere l’ultimo viaggio prima del ritiro. E l’ha fatto risultando decisivo, come sempre. 

Brady e Gronkowski, compagni eterni

Un capitolo a parte va dedicato interamente a Pat Mahomes: il giovane quarterback (per i meno avvezzi a questo sport, è colui che passa la palla per segnare punti) ha comunque messo in mostra la sua incredibile qualità nella serata del Superbowl di domenica 7 febbraio. I suoi KC Chiefs hanno pagato a carissimo prezzo le numerose assenze in attacco, e i sostituti non sono stati all’altezza contro la granitica difesa dei Buccaneers. Per Mahomes è una delusione enorme, ma il futuro è suo e la sua onestà intellettuale nel postpartita è stata accolta con applausi da tutti: «Non ho giocato come avrei voluto, che altro dire? Bisognava dare tutto e l’abbiamo fatto. Gli avversari sono stati più forti e ci hanno dato una bella lezione. Credo sia la mia sconfitta peggiore, ma sono orgoglioso della mia squadra, abbiamo lottato fino alla fine.» ha detto l’astro nascente della NFL. 

Due le curiosità che questo match ha portato con sè: per la prima volta in 55 edizioni del Superbowl una squadra finalista ha chiuso la partita senza segnare touchdown. Un dato abbastanza sconcertante, se si considera che non è mai accaduto ciò in più di mezzo secolo. Merito della difesa incredibile messa su dai Tampa Bay Buccaneers, che ha letteralmente ingabbiato il talento di Mahomes impedendogli di servire i compagni con una aggressione fisica durissima e una costante triplicatura della marcatura.

Patrick Mahomes in azione

La seconda curiosità riguarda ancora il GOAT di cui parlavamo poc’anzi: Brady ha vinto da solo più anelli di ogni squadra NFL. Ha superato i suoi New England Patriots fermi a 6 giungendo al settimo trionfo. Un risultato incredibile.

Brady si innalza quindi sul mondo del football compiendo l’impossibile e staccando tutti i possibili rivali per il titolo di più grande di sempre, e da questa notte Tampa Bay ha un nuovo Dio da venerare.

Umberto Maria Porreca

Sono volato dalla più profonda costa Abruzzese a Milano col sogno del giornalismo sportivo nel cassetto e poche certezze nelle tasche e nella testa. Mio padre mi voleva ingegnere, ma la matematica non sarà mai il mio mestiere. Amante della musica italiana e del buon cibo da ovunque esso provenga, ho scritto per due anni per il settimanale di calcio giovanile lombardo/piemontese Sprint&Sport e ho collaborato con The Shot, testata di basket. Lo sport (parlato, non praticato) è il mio pane e la mia vita è stata profondamente influenzata da Andriy Shevchenko. Inseguo il mio sogno sulle note di Fabrizio De Andrè.

No Comments Yet

Leave a Reply