Sulla cima dell’Everest 29 volte. Kami Rita batte il record mondiale

Monte Everest, chiamato nella lingua locale Chomolungma, “Madre dell’universo”. È la cima più alta del mondo 8848,85 m, situata nella catena montuosa dell’Himalaya al confine fra Cina e Nepal. La vetta è stata scalata 29 volte dallo sherpa Kami Rita che ha battuto definitivamente il record di un altro sherpa, Pasang Dawa. Rita si è conquistato l’appellativo di Everest Man, l’uomo dell’Everest. È accaduto domenica 14 maggio, quando ha conquistato il record mondiale d’ascesa, anche se quello da battere precedentemente era comunque il suo.

I record

Il titolo di Rita non è casuale. L’uomo è uno sherpa nepalese di 54 anni, ha messo piede per la prima volta sulla cima più alta del mondo nel 1994 e poi non si è più fermato. Aveva già raggiunto il record mondiale nel 2023, quando nel giro di poche settimane era salito ben due volte sulla vetta, arrivando al numero 27 e rubando il primato allo sherpa Pasang Dawa. Nel 2024 Rita si è superato, abbattendo qualsiasi risultato, andando oltre le aspettative, segnando la prestazione di 29 volte sulla cima dell’Everest.

Kami Rita, 29 volte sull’Everest

Qualsiasi alpinista sogni l’Everest, qualsiasi persona di montagna conosce l’Himalaya. Rita è sempre salito su questo colosso per accompagnare i suoi clienti, ma per lui è un lavoro. Conosce il territorio e ha studiato bene la cresta sud-est, dalla quale è salito per la ventinovesima volta e che è stata aperta nel 1953. Ma accanto al primato di Rita domenica ne è stato conseguito anche un altro. Si tratta dell’ascesa dell’alpinista e guida alpina Kenton Cool. È un inglese di 50 anni che si è recato sull’Everest per la diciottesima volta. Il suo è un traguardo eccezionale perché è la prima persona non nepalese a colpire questo numero.

Le morti

Purtroppo la cima non ha registrato solo record positivi. Infatti, il 2023 si è conseguito anche il numero più elevato di morti in questa zona. Si sono registrati ben 18 decessi in un anno. Le motivazioni sono diverse: in primo luogo esiste un problema di preparazione. Tantissimi escursionisti stranieri chiedono i permessi al governo nepalese per salire sulla montagna, questi vengono rilasciati in seguito al pagamento di ingenti somme. In secondo luogo, la montagna è imprevedibile. Le condizioni metereologiche possono variare da un momento all’altro e rendere l’ascesa tragica.

Francesca Neri

Laurea triennale in Storia Contemporanea all'Università di Bologna. Laurea Magistrale in Scienze Storiche e Orientalistiche all'Università di Bologna, con Master di I Livello in African Studies all'Università Dalarna.

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