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Strage di Erba, la Cassazione: «No alla revisione del processo»

Termina con un no da parte della Cassazione il capitolo sulla possibile revisione della strage di Erba. Olindo Romano e Rosa Bazzi dovranno scontare l’ergastolo, condannati in primo, secondo e terzo grado.
Nessuno dei motivi per cui era stata richiesta la revisione del processo è stato giudicato ammissibile per rovesciare la decisione della Corte d’Appello di Brescia. A quasi 20 anni dall’assassinio di Raffaella Castagna, Youssef Marzouk, Paola Galli e Valeria Cherubini potrebbe chiudersi una delle più controverse vicende giudiziarie italiane.

La revisione è inammissibile

Lo scorso 10 luglio, dopo il ricorso avanzato dagli avvocati dei coniugi, la Corte d’Appello di Brescia aveva stabilito tramite sentenza l’inammissibilità della revisione. La palla era così passata alla Cassazione, che non si è però discostata dalla precedente decisione.

I giudici hanno infatti definito le nuove prove su cui si basavano le richieste di revisione come «mere e astratte congetture». I nuovi elementi presentati dai difensori «non possono in alcun modo smontare i pilastri delle motivazioni che hanno portato alla condanna di Rosa e Olindo», spiega il pg Giulio Monferini facendo riferimento alle dichiarazioni di Mario Frigerio, alle confessioni dei coniugi e alle tracce ematiche di Valeria Cherubini ritrovate sul battitacco dell’auto di Olindo.

Le richieste di revisione

Nei mesi passati, anche a seguito di diversi racconti restituiti da programmi televisivi, erano state tre le istanze  avanzate per discutere la possibile revisione del caso. La prima, presentata nell’aprile 2024 dal sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser, recentemente sanzionato con la censura dalla Cassazione proprio per aver avanzato questa richiesta. In seguito era arrivata anche quella del tutore di Rosa e Olindo e dei loro legali Fabio Schembri, Nico D’Ascola, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux. Gli avvocati chiedevano una nuova analisi delle prove scientifiche del caso e l’audizione di nuovi testimoni.

Tutte proposte avanzate in virtù di due principali convinzioni. Secondo i legali e il pm, infatti, il  supertestimone Mario Frigerio avrebbe reso dichiarazioni inattendibili e indotte dagli inquirenti che lo avevano interrogato al risveglio dal coma. Inoltre, le prove raccolte nell’appartamento e nella macchina dei Romano e dei Marzouk, sarebbero state mal repertate e le confessioni dei coniugi «ispirate» dai carabinieri.

«I giudici di Brescia non hanno commesso errori»

Non è stato ammesso alcun nuovo testimone e nessuna delle prove è stata rianalizzata. La Cassazione non ha valutato le sentenze, ma la correttezza dei passaggi procedurali-giuridici, concludendo che «i giudici di Brescia non hanno commesso errori». Sia le analisi sulla macchia di sangue di Valeria Cherubini ritrovata nell’auto di Olindo, che la testimonianza di Frigerio, e, soprattutto, le confessioni dei coniugi – che i due avevano poi ritrattato – sono state nuovamente considerate ammissibili.

Elena Betti

Classe 2001, Laureata in Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione all'Università di Pisa

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